Massimo Drovandi un artigiano alla “Biennale Arte 2024”

Massimo Drovandi un artigiano alla “Biennale Arte 2024”

di Piera Salvi

marzo 2025

Dal suo laboratorio di Quarrata alla famosa “Biennale Arte 2024” di Venezia, passando per altri prestigiosi percorsi come un’opera esposta al Castello Lismore, residenza irlandese del Duca di Devonshire, in Irlanda.

Massimo Drovandi, aglianese, è un artigiano-artista specializzato anche nel restauro di arredi ecclesiastici e nella realizzazione di opere d’arte sonanti. Alla “Biennale Arte 2024” di Venezia il Padiglione Italia era stato assegnato ad un unico artista, Massimo Bartolini di Cecina, affermato e conosciuto a livello nazionale e internazionale, il quale si è avvalso della collaborazione di Massimo Drovandi e di Samuele Maffucci (organaro quarratino) per la realizzazione di due opere sonanti, nonché di Yari Mazza di Lari per la carpenteria in ferro e Valerio Marrucci di San Miniato per la parte elettrica. Massimo Bartolini collabora oramai da tempo con questi artigiani affinché i suoi poliedrici progetti prendano forma. Insieme avevano già realizzato una mostra al museo Pecci di Prato tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 e un’altra alla Firth Street Gallery di Londra nel 2020.

La “Drovandi Massimo restauri” è attiva da più di venticinque anni, ha un’esperienza certificata e in azienda c’è anche un organaro: Samuele Frangioni. I lavori prestigiosi realizzati sino ad oggi sono stati tanti, dal restauro degli organi (strumento, cassa e cantoria) di varie chiese, non soltanto in Toscana, ma anche in altre regioni e altri importanti progetti. «A febbraio 2025» riferisce Drovandi, «sempre per l’artista Massimo Bartolini, sono stato alla Fondazione Lambert di Avignone per montare opere di nostra realizzazione».

La partecipazione alla sessantesima Biennale (700.000 visitatori da aprile a novembre, di cui il 59% proveniente dall’estero) è stata senz’altro una delle più grandi soddisfazioni per Drovandi a livello artistico.

Sono due le opere realizzate. Una era installata nella stanza di accesso al Padiglione Italia dall’Arsenale: una lunga canna d’organo in legno (2500x32x32cm), appoggiata sul pavimento, con un ventilatore che, muovendo l’aria al suo interno, produceva un suono d’organo basso e prolungato. Nell’ampia sala adiacente si trovava, invece, la seconda opera: una immensa struttura labirintica percorribile (12x6x50metri), composta da un intreccio di tubi innocenti (materiale per ponteggi), modificati dai due artigiani in modo da suonare come canne d’organo, collegati a due rulli a motore come grandi carillon, sempre realizzati da loro, sui quali è incisa la musica che suonavano all’unisono. Si tratta di due melodie composte appositamente da giovani musiciste, una italiana e l’altra americana.

Tanta soddisfazione, ma anche tanto lavoro?

«Abbiamo registrato un grandissimo successo. I visitatori, nel corso dei necessari interventi manutentivi effettuati nel periodo dell’esposizione, hanno manifestato i loro apprezzamenti. La realizzazione di un’opera del genere richiede circa cinque mesi con il lavoro di tre persone. Io mi sono occupato della realizzazione delle canne in legno dei due organi e della canna solista, nonché della tastiera dei due carillon».

Il settore dell’arte e del restauro, in generale, come va?

«Le richieste di preventivi per il restauro degli arredi collocati nelle residenze storiche dei big della moda sono in crescita, come le manutenzioni su barche d’epoca e anche il settore dell’arte si sta confermando un buon mercato».

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