di David Colzi
giugno 2015
Dal 2007 Paolo Gori e il suo staff di fisioterapisti, sono un punto di riferimento per gli aglianesi che necessitano di cure fisioterapiche. Noi siamo andati a trovarlo nel suo centro in via Giovanni XXIII, per capire come funziona un percorso riabilitativo, dato che sempre più persone si rivolgono a centri come quello di Agliana, merito anche di una corretta informazione medica, che oggi invita le persone a intraprendere sedute fisioterapiche per i problemi più disparati.
La nostra chiacchierata è iniziata parlando delle persone non più giovani, perché come tutti ben sanno, l’Italia è una Nazione che sta invecchiando, tanto che negli ultimi 60 anni il numero di anziani è triplicato. Paolo ci parla subito dell’importanza del dialogo con il paziente (anziano e non), sia per fare l’anamnesi, ma soprattutto per stabilire un rapporto umano, capendo così quanto il dolore sia reale e quanto conti l’emotività. «Almeno il 30% di ciò che viene percepito come dolore, deriva da come una persona è stata abituata a gestirlo nella propria esperienza di vita» dice Paolo che aggiunge: «L’empatia non la puoi imparare all’università, anche se frequenti corsi di psicologia. Senza l’aspetto emotivo, senza l’ascolto, il trattamento non sarà mai esauriente» . Il paziente più anziano che avete avuto di recente? «Un aglianese di 92 anni con frattura di femore: quando è arrivato da noi non gli erano state date molte speranze di camminare nuovamente. Oggi, dopo diverse sedute, e con l’aiuto di un bastone, è tornato in piedi. Certamente non sarà mai più autonomo come prima, però non è fermo in un letto. La figlia e i nipoti sono felicissimi e lo siamo anche noi». Da questa risposta capiamo che il lavoro di un fisioterapista non consiste sono nel confrontarsi con il paziente, ma anche con i familiari, soprattutto se si trattano i “nonni”. Sia sincero: talvolta i parenti pretendono miracoli da voi… «E’ vero, qualche volta sono convinti che il proprio caro tornerà in forma come quando era ragazzo;» dice sorridendo Paolo «per questo noi cerchiamo di fare le prime sedute al paziente con i familiari presenti, proprio per far vedere il nostro impegno e per metterli difronte alla realtà dei fatti; ovviamente chi fa il trattamento deve essere d’accordo».
Eppure, sentendo i racconti di Paolo, qualche miracolo, lui e il suo staff lo hanno compiuto: su tutti ci piace ricordare la storia di una signora di 60 anni, che grazie alle cure di questi professionisti è potuta, come dice lei, “tornare a giocare con il nipote”, nonostante il femore rotto e diverse complicazioni post-operatorie. Altra belle storia è quella di uno signore di 50 anni, appassionato delle 2 ruote, che a causa di una caduta aveva riportato la frattura di diverse costole, della clavicola e della scapola; dopo 8 mesi di trattamento e tanto esercizio, ha recuperato completamente. Lo sport infatti è un’altro ambito in cui Paolo e il suo staff si cimentano, e il lavoro non manca in un Comune come il nostro pieno di realtà sportive quali il calcio, il podismo e la danza; insomma da Fisioterapia Gori si passa dalle gambe alla schiena di atleti di ogni livello. «I macchinari sono importanti,» conclude Paolo «ma fondamentale è il trattamento manuale, che è molto efficace e riduce il numero di sedute da fare. D’altronde oggi tutti hanno poco tempo, e per questo sono importanti anche gli esercizi che il paziente deve fare anche a casa, perché ottimizzano i periodi di guarigione».
Prima di salutarci, Paolo ci tiene a ringraziare il suo staff di fisioterapiste che danno un contributo fondamentale allo Studio: Chiara Innocenti, Valentina Capo, Giada Ristori, Marianna Bresci, mentre nell’altro Centro di Quarrata c’è Irene Lucotti. Un ringraziamento va anche al direttore sanitario, Giacomo Lucchesi. In più apprendiamo che oltre alla fisioterapia, Paolo può contare su altri medici giovani e preparati che ricevono da Fisioterapia Gori: Agnese Nardi (biologa nutrizionista), Margherita Pieracci (psicologa) e Mirco Pietri (ortopedico chirurgo).
