Per ricordare i caduti della seconda guerra mondiale

Per ricordare i caduti della seconda guerra mondiale

di Piera Salvi

giugno 2021

Un cippo in memoria di cinque caduti nel periodo della seconda guerra mondiale, un libro dedicato a “Toponomastica, cippi e lapidi dell’antifascismo e della Resistenza ad Agliana”, sepoltura gratuita per un ex internato militare, cittadinanza onoraria al milite ignoto. Tutte iniziative per tenere viva la memoria delle vittime di guerra.

Il cippo ai cinque caduti è stato inaugurato il 25 aprile, dal Comune e dall’Anpi, nel 76° anniversario della Liberazione. E’ nel giardino Ovidio Sgatti e i nomi impressi sulla targa sono: Alfo Innocenti, Dino Gorgeri, Arrigo Pasini, Gino Risaliti e Ilio Bonacchi. Alfo Innocenti, nato ad Agliana, barbiere, fu ucciso in combattimento contro i tedeschi a Saint Florent (Corsica) il 26 settembre 1943. Arrigo Pasini, aglianese, venne ucciso per rappresaglia dai militi della Guardia nazionale repubblicana il 29 maggio 1944, vicino alla sua casa, in via Travetta (oggi, in quel tratto, via XX Settembre). Era conosciuto per la dedizione al restauro di statuette religiose e l’allestimento dei presepi. Dino Gorgeri, aglianese, fu ucciso in uno scontro a fuoco tra partigiani jugoslavi e soldati tedeschi a Prijepolje (Jugoslavia, oggi Serbia) il 4 dicembre 1943. Abitava in via Palaia conducendo a mezzadria un podere. Gino Risaliti, aglianese, militare italiano internato e morto nel lager tedesco di Agen il 13 aprile 1945, abitava in via Roma e aveva lavorato come tessitore e filatore. Ilio Bonacchi era nato a Pistoia ma si era poi trasferito ad Agliana, alla Ferruccia, lavorando col padre nell’attività di zoccolaio. Militare italiano internato, morì il 2 febbraio 1945 nel lager tedesco di Wacherberg nel corso di un bombardamento anglo-americano.

Cinque vittime ricordate, con altri caduti, nel libro curato dall’ex sindaco di Agliana, Marco Giunti “Toponomastica, cippi e lapidi dell’antifascismo e della Resistenza ad Agliana” edito da Anpi di Agliana. Sono in tutto 39 le vittime ricordate da Giunti, anche giovani, che persero la vita per l’opposizione alla dittatura, per la liberazione, per rappresaglia e nei campi di concentramento. Il Comune ha invece rinnovato la sepoltura gratuita per trent’anni a Dino Innocenti, che perse la vita a soli 20 anni, nel “campo di morte” di Zeithain, in Germania Est. Era il 22 dicembre 1944 quando Dino Innocenti spirò. 

«Ore 19.50. Tanto buono. Soffrì molto ma sempre con rassegnazione». Così scrisse nel suo diario padre Luca Ajroldi, cappellano militare che aveva assistito i soldati italiani prigionieri a Zeithain (a dieci chilometri da Riesa, dove furono sepolte circa 900 vittime italiane) annotando per ognuno le ultime parole, il nome e il numero della tomba. I resti di Dino Innocenti tornarono in patria nel 1992, dopo quasi cinquant’anni, grazie alle ricerche del fratello minore, Mauro. La piccola cassa con i resti del giovane venne sepolta a febbraio 1992 nel cimitero di San Niccolò dove già riposava sua madre. «All’epoca» racconta Mauro Innocenti «rinunciai alla sepoltura gratuita, che il comune di Agliana avrebbe concesso come riconoscimento a una vittima di guerra, per seppellire mio fratello nella tomba con la mamma, che per tanti anni aveva tenuto sempre un lume acceso davanti alla foto di Dino». Recentemente, Mauro Innocenti ha chiesto e ottenuto dal Comune il rinnovo gratuito della sepoltura per altri trent’anni, in base al regolamento di polizia mortuaria che prevede questo riconoscimento alle vittime di guerra. Dino Innocenti, durante la seconda guerra mondiale fu deportato in Germania. 

Di lui la famiglia non aveva saputo più niente. Padre Ajroldi aveva pubblicato il diario nel 1962, dopo che i suoi ripetuti appelli per riportare in Italia quei poveri corpi non avevano avuto l’esito sperato. Vane anche le ricerche di un’associazione che aveva come promotore il colonnello Leopoldo Teglia di Perugia. Le truppe russe avevano installato una base a Zeithain e negavano l’esistenza di un cimitero a chi si presentava per fare ricerche. In realtà il cimitero esisteva e vi erano sepolti i prigionieri italiani che morivano nel lazzeretto di Jacobsthc, nei dintorni di Berlino. Padre Ajroldi aveva piantato per ognuno di loro una croce. L’autorizzazione al rimpatrio delle salme arrivò dopo la caduta del muro di Berlino. Fu allora che Mauro Innocenti apprese dalla stampa dell’esistenza del cimitero di Zeithain. Riuscì ad avere, tramite la Croce Rossa, una piantina del cimitero: suo fratello era sepolto nella tomba numero 622. Iniziò le ricerche, con materiale fornito dal colonnello Teglia e il prezioso aiuto della biblioteca Forteguerriana di Pistoia. Nel diario di padre Ajroldi trovò le ultime parole pronunciate da Dino: «Piuttosto che continuare così meglio che vada io incontro a Gesù Bambino. Che brutto sentire il fiato che manca»

Nel 1991 Mauro si recò nella Germania dell’Est (dal 1 all’11 giugno), con la moglie Iliana Landini e l’insegnante di lingue Anna Maria Baroncelli. Furono momenti di grande commozione. Il luogo dove erano sepolti i soldati, nel 1991 era un bosco disseminato di croci. Gli alberi erano cresciuti anche su diverse tombe, fra cui quella di Dino e per riesumare i resti fu necessario abbattere l’albero. Al rientro in Italia, le salme furono portate a Redipuglia, per poi raggiungere i luoghi di origine. Nel 1997, il comune di Agliana pose una lapide sulla facciata del vecchio municipio in ricordo di sette deportati aglianesi morti, fra questi anche Dino Innocenti. 

L’ultima iniziativa è dell’8 giugno scorso: il consiglio comunale di Agliana ha approvato all’unanimità una mozione di Fratelli d’Italia, per il conferimento della cittadinanza onoraria al milite ignoto, simbolo dei caduti di tutte le guerre che non sono mai stati identificati.

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