di Piera Salvi
dicembre 2020
Una piccola selezione delle prime opere prodotte da Planula è allestita da ottobre alla galleria Moo di Prato, per ricordare gli anni in cui il design radicale brillava tra Prato e Pistoia, proprio ad Agliana, con poche ma eccellenti aziende. Fra queste c’era Planula, che fece epoca nel design degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, raccogliendo in qualche modo l’eredità della Poltronova.
Fu fondata da Loredano Bucciantini e Renato Gori nel 1966 e mise in produzione mobili, ma anche tessuti e oggetti d’arredamento. Lo stabilimento, che fa ancora bella mostra di sé sulla Nuova provinciale pratese, ad Agliana, fu costruito nel 1967 su progetto di Umberto Brandigi, architetto fiorentino, anche l’ideatore del nome e art-director dell’azienda. “Accanto a Brandigi” come si legge nella presentazione della mostra curata da Luca Gambacorti “lavorarono nei primi anni come designers Bimbi e Gioacchini, ideatori di un tavolo ad incastri senza viti, Giovanni Carini che realizzò una sedia essenziale e praticissima, denominata “Minny”, vendutissima all’epoca, Adriano Piazzesi e Graziella Guidotti. Negli anni successivi, quando subentrò Alberto Giovannelli al posto del Gori, approdarono ad Agliana anche nuovi designers dai grandi nomi come Leclerc, Sowden, Von Klier, King e Miranda, fino agli Archizoom e Gae Aulenti, gli artisti Crippa e Marotta, i grandi fotografi Fioravanti, Maurer e Basilico. Al ceco Hans Von Klier, che aveva lavorato anche nello studio di Sottsass, si devono i cosiddetti ‘mini-mobili’ che fecero conoscere la Planula in tutto il mondo”.
Erano piccoli mobili-soprammobile, scultorei, coloratissimi, con cassettini, ripiani e mensole, che potevano adattarsi a qualsiasi stanza della casa e dove si poteva conservare di tutto. In mostra a Prato c’è anche una poltroncina particolarissima, la “sculpture chair”, disegnata da Jane Young, allieva di Ettore Sottsass, che fu realizzata solo come prototipo, visto il costo elevatissimo. Solo alcuni prototipi erano stati realizzati anche della collezione di ceramiche “Le Palle” pensata e disegnata per Planula dal designer canadese Albert Lecler nel 1971. E quella è una curiosa e straordinaria storia, nella più ampia storia della Planula. «Della serie “Le Palle” furono realizzate tre forme e due prototipi di svuota tasche», ha raccontato l’architetto Maria Laura Bucciantini, figlia di Loredano. «Il terzo prototipo, in legno, destinato a realizzare un grande vaso, venne utilizzato per una foto con dei fiori, ma qualcuno vi versò dell’acqua, danneggiandolo. Restò solo lo svuota tasche rosa. Molti anni dopo ritrovai il prototipo rovinato».
Nel 2011, dopo quarant’anni, i disegni numerati e firmati delle serie “Le Palle” (straordinari assemblaggi di sfere colorate) sono stati recuperati ed è stata completata la serie, integrata con cinque nuovi pezzi, grazie alla collaborazione tra Albert Lecler, Maria Laura Bucciantini con la collega Paola Bartoli (designer) e il maestro ceramista Alessio Sarri. Lecler, famoso in Italia per decenni di collaborazione con Ettore Sottsass negli anni della mitica “Olivetti”, disegnò “Le Palle” quando era stretto assistente di Sottsass e collaborava con Poltronova.
Rimandata a marzo, per l’emergenza sanitaria Covid 19, finalmente inaugurata il 10 ottobre con la previsione di restare aperta fino al 27 novembre, la mostra è stata poi sospesa per le limitazioni imposte dalla Toscana in zona rossa. Sarà comunque prorogata fino a tutto il periodo delle festività natalizie, nell’auspicio che tante persone possano visitarla, visto che l’esposizione ha lo scopo di tenere viva la memoria di questa azienda che ha segnato decenni storici per il design locale e internazionale. Le sue produzioni, negli anni Settanta e Ottanta, trovarono spazio al Moma di New York, al Museo Tamajo di Città del Messico, a Tokio, a Londra e furono pubblicate in molte riviste internazionali di design. «La mostra è un primo assaggio della storia, dei ricordi, dell’archivio documenti della Planula e di mio padre, che sto facendo da diverso tempo insieme a Paola Bartoli», spiega Maria Laura Bucciantini. Fra i timori della pandemia è anche una luce e una speranza.
La foto in bianco e nero è di Gabriele Basilico. Quella con le tre persone mostra, partendo sinistra: Maria Laura Buccciantini, Albert Lecler e Paola Bartoli. L’immagine con la poltroncina, fa riferimento al modello di Jane Young