di Marco Bagnoli Foto: Adriano Tesi
dicembre 2012
Sappiamo tutti che il territorio nel quale viviamo ci racconta di continuo la storia dei suoi secoli – ma sappiamo anche che è un po’ un modo di dire, un trucco che ci consente di guardare all’erba di casa nostra con un minimo di stima e di affetto, dal momento che non riusciamo mai ad allontanarci il tempo necessario a sentirne la mancanza. Eppure può capitare, anche qua dalle nostre parti, di trovare una prova tangibile di questo nostro inscindibile legame coi tempi antichi; nel caso del Pontalto la materia è così solida da poterci camminare. Attraversandolo non vi ritroverete in un mondo scomparso nel vortice del tempo, ma vi sarete addentrati un po’ di più in quella che una volta era una distesa irrigata seminata a granturco, ortaggi e graminacee.
Il nostro storico di fiducia, il buon Repetti, ce lo mette nero su bianco nel suo Dizionario geografico fisico storico della Toscana, un vero best-seller, a metà dell’Ottocento: “(…) ogni cento passi si incontravano ponti e ponticelli, tutti a schiena d’asino, che cavalcano i canali.”; il Pontalto è appunto uno di questi scavalcamenti, altrettanto pratico, nella stagione secca, per il caricamento delle balle di fieno. Il ponte è stato verosimilmente costruito verso il Settecento, peraltro a poca distanza da via Palaia, una delle più antiche vie di comunicazione tra la piana di Agliana e la città, la comunale Pistoia. La zona del Pontalto costituisce una mirabile oasi di bucolico ristoro, nonostante la flebile separazione dal logorio della vita moderna, che gli scorre attorno sgommando come sempre: un po’ di erba ingiallita dall’estate e le fronde mosse dal vento sul percorso della vecchia strada romana che gli si snoda davanti, fino alla piccola croce in ferro messa lì dal Baldassarre-che-metteva-le-croci. Ma questa, però, è un’altra storia.