di Marco Bagnoli
Abbiamo incontrato il professor Renato Risaliti, uno dei tanti aglianesi che si sono resi protagonisti nella storia del nostro paese.
Nasce il 20 maggio 1935 a San Michele, in una famiglia contadina; frequenta fino alla quinta elementare, come i suoi fratelli – a parte il maggiore, Ferruccio, che dovette fare la terza Avviamento Commerciale per poter essere assunto all’ufficio del dazio. Renato consegue il diploma di Perito Computista a Pistoia, l’equivalente di un Ragioniere in piccolo. L’iscrizione all’Istituito Tecnico Pacini rese necessario l’aiuto del giovane don Sottili per il latino, un requisito vincolante agli inizi degli anni Cinquanta. Il diploma di Ragioniere arriva nel ’55, non senza qualche attrito con un certo professore causato dalle prime infatuazioni di politica. Nel 1956, quando ha solo ventuno anni, gli si prospetta la possibilità di studiare all’estero, nientemeno che in Russia, per il tramite dell’Italia-Urss, strettamente collegata col partito. L’avventura valeva bene un corso di russo; la partenza per Mosca è però ulteriormente sovraccarica di emozione a causa di un brutto incidente che avrebbe potuto avere conseguenze più gravi: Renato cade di bicicletta dalle parti della Catena, mentre percorre una delle stradine dell’epoca, delimitate da cumuli di sassi, sui quali batte la testa perdendo conoscenza. Dopo tre giorni in bilico su di un letto d’ospedale, inizia il viaggio, proprio nei giorni della merla, quando il gelo si raccoglie a conca per farsi più cattivo. Niente in confronto dell’arrivo a Mosca, alle quattro del mattino di un 6 di febbraio, dove l’inverno ha bisogno di un nuovo vocabolario. Le conseguenze della caduta, del tutto controindicate ad una testa che deve pensare a studiare, accrescono la sensazione di straniamento ben oltre la pur legittima banalità che in Russia ci fa freddo; la prima sorpresa è nella statura di questa fortezza che si erge a oriente: lo sviluppo verticale in stile USA che si aspettava Renato si rivela invece una larga distesa di costruzioni verso la periferia, con solo sette o otto grattacieli a farsi notare. La capitale di un impero tutt’altro che monolitico, suddiviso al suo interno nei molti rivoli degli orgogli nazionali dei tanti popoli che lo compongono. Il corso propedeutico di lingua russa si rivela decisamente efficace, dal momento che consente a Renato di conquistare la laurea in Storia Moderna in soli cinque anni, dopo una prima incertezza se dedicarsi alla Filologia, scartato con saggezza il comparto tecnico, che non aveva mai amato veramente. Si specializza in particolare nella storia della Germania orientale, che riteneva – già in tempi non sospetti – il paese nevralgico per le sorti del continente europeo.
Nell’estate del ‘60 visita la Cina – un viaggio di otto giorni e otto notti, tre dei quali ininterrottamente attraverso i boschi – dove il suo gruppo resta tre mesi e l’anno successivo è di ritorno ad Agliana, il 29 di giugno, giusto in tempo per il patrono: è il momento del grande cambiamento, quando si passa da una comunità contadina all’inizio della fase industriale; un momento nel quale il lavoro non manca e si identifica pienamente con la vita delle persone. Renato inizia la sua attività di corrispondente da Pistoia per l’Unità e in breve emergono le divergenze con la federazione del partito. Si sposta poi per due anni a Berlino est, proseguendo il suo lavoro di giornalista e inseguendo nel frattempo anche i dettami del cuore – oltre alla solita politica e alle solite litigate coi comunisti tedeschi. Le divergenze insanabili coi dirigenti della radio di Berlino lo riportano in Italia, a Napoli, dove conta di laurearsi per poter avere di che mantenersi. Con in tasca il pezzo di carta che lo intitola dottore in Lingua Letteratura e Istituzioni Giuridiche dell’Europa Orientale, dal primo gennaio 1966 può teoricamente dedicarsi all’insegnamento. Comincia con le scuole medie del Pacini nelle sue sedi distaccate di Pescia e San Marcello, dove insegna francese e inglese. Nel 1967 Renato si sposa e si trasferisce alle porte di Pistoia. Nel ’68 gli si presenta un incarico a Pisa per Lingua e Letteratura Russa, che nel ’69 diverrà poi la sua unica occupazione; in breve si viene ad accavallare un ulteriore incarico a Firenze, in Storia dell’Europa Orientale, il lavoro che aveva sempre desiderato e che completa i suoi quarantadue anni di insegnamento fino alla pensione, cinque anni fa.
In tutto questo, il Professor Renato Risaliti ha anche trovato il tempo di farsi eleggere sindaco di Agliana per il periodo ’75-’80: un’esperienza <<esaltante e a volte anche sconfortante>>. La visione più strettamente politica, attenta ai grandi avvenimenti della storia e della società, ha dovuto scendere a compromesso coi bisogni concreti della porta di casa, come l’acquedotto, la distribuzione del gas e l’inceneritore – questo sconosciuto. Il tutto con difficoltà accessorie dovute alle furbizie degli appaltatori e le contrarietà dei paesani, come nel caso della costruzione del cimitero nuovo. Tuttavia, la persona più preparata per raccontarvi la storia di Agliana è proprio il Professore, che si lascia sfogliare volentieri, mentre prosegue con un’altra pagina, l’instancabile scrittura della sua vita.