di Serena Michelozzi
settembre 2019
Roberto Del Lama, classe ’72, nonostante i suoi natali siano prettamente pistoiesi, è ormai un personaggio molto conosciuto ad Agliana, dove nel 2000, insieme alla socia Anna Paola Tosetti, ha aperto l’attività di copisteria, precisamente in Piazza IV Novembre a San Piero. Non solo. Del Lama, forte di una lunga esperienza calcistica, è stato inoltre il Direttore Sportivo della Società Calcio Giovanile Agliana (Scuola Calcio Dilettantistica). Quest’anno, Academy Aglianese e Calcio Giovanile Agliana, dopo anni di rivalità, hanno deciso di unirsi per dar vita all’Asd Academy C.G. Aglianese, del cui direttivo Del Lama continua a far parte. Insomma, la passione di Roberto per il calcio, iniziata sin dalla tenera età, col tempo non si è mai affievolita o sfumata, in quanto, anche dopo “aver appeso le scarpette al chiodo”, è comunque sempre rimasto ben inserito nell’ambiente locale del mondo calcistico, al fine di potergli offrire, con la propria esperienza, un apporto in più ed insegnare ai più piccoli, anche nelle vesti di allenatore, a muovere i primi passi col pallone.
Del Lama, dopo aver militato dagli anni ‘84 nella Fiorentina Calcio, partendo dai giovanissimi, e arrivando alla prima squadra, con l’esordio nell’89 in coppa Uefa contro la Dinamo Kiev (nello stesso anno ha fatto parte della nazionale juniores allenata da De Sisti e Tardelli) ha proseguito la carriera giocando nel Barletta, Pavia, S. Giovannese, Rondinella. L’89 per Roberto, se da una parte è stato l’anno delle vittorie e delle grandi soddisfazioni calcistiche, dall’altro è stato anche l’anno durante il quale ha purtroppo subito alcuni infortuni, che lo hanno pian piano portato a rallentare la carriera calcistica. «Le vittorie sul campo più emozionanti sono state tante, anche se la prima in assoluto è stata quando ho vinto lo scudetto allievi a livello nazionale» ci racconta Roberto. «Per quanto riguarda invece la Scuola Calcio, le soddisfazioni sono arrivate sin da subito, perché vedere i bambini che apprendono ciò che gli insegni è un grande appagamento. La soddisfazione principale, al di là delle vittorie o meno, è vedere i piccoli allievi, dai sei fino ai quindici/sedici anni, contenti di giocare. Infatti il primo obiettivo è sempre stato quello di farli divertire, di insegnargli il gioco di squadra, il rispetto verso i propri compagni e soprattutto verso l’avversario».
Pertanto, seguendo regole ben precise riguardanti il rispetto e l’educazione, l’intento primario di chi insegna ai più piccoli a giocare a pallone, dovrebbe esser quello di formare bambini che abbiano come priorità lo spirito di gruppo, che giochino per divertimento e che affrontino lo sport come un passatempo salutare, mettendo il risultato, almeno per i primi anni, in secondo piano rispetto a quelli che sono i valori ed i principi che il gioco del calcio consente e che dovrebbe sviluppare. «Di solito un bambino dovrebbe iniziare a giocare a calcio verso i 6/8 anni, ma il primo vero insegnamento che il calcio dà è quello dell’imparare a sapere stare in gruppo ed a rialzarsi dopo una caduta. Oggi i giovani purtroppo hanno molte distrazioni e non solo il calcio, ma lo sport in generale, è molto importante affinché possano crescere con regole e con disciplina» conclude Roberto.