Spedalino

Spedalino

di Marco Bagnoli Archivo foto: Adriano Tesi

dicembre 2012

Il territorio di Agliana è strettamente connesso all’antica istituzione della centuriazione romana, quella suddivisione della campagna in piccoli appezzamenti tenuti assieme dall’irrinunciabile opera dell’ingegneria viaria. In questo modo le strade rappresentano non solo la volontà di tenersi in contatto, ma anche l’occasione propizia di creare dei luoghi nei quali soffermarsi e magari cominciare ad abitare; è quello che è successo con l’originaria statio Hellana, sorta sul percorso della Cassia; lo stesso poi verificatosi su quella che noi oggi conosciamo come via provinciale (ancora per poco) Pratese. In questo caso, però, le pietre accumulate sui muri non accoglievano un rifugio militare, o un castello, ma una chiesa: la chiesa di Santa Maria in Clathano, ossia l’odierna Chiazzano, ricordata anche come chiesa di S. Maria Bella. Nel corso del secolo successivo, ecco farsi avanti il personaggio chiave del nostro racconto, il monaco Osnello (o Asnello), che si adoperò nell’edificazione di un ospizio, avviato intorno al 1162, che da lui prese il nome.

Questo hospitale de Hosnello in origine, era detto Spedale di Doccio, dal nome di un piccolo corso d’acqua che scorreva nelle vicinanze; era organizzato in modo molto efficiente, con del personale proprio e un rettore o magister capo. La presenza della struttura, spiega l’importanza di questo tratto di strada, il principale asse di attraversamento est-ovest della pianura dell’Ombrone; è anche vero il contrario, che la presenza della strada, specie a seguito dei lavori di mantenimento, assicurava all’ospizio e ai viandanti e pellegrini che si trovavano a passare nell’area, il migliore dei collegamenti. Nel 1251 è distrutto a causa degli scontri armati che accendevano la regione; subito ricostruito, venne poi ceduto agli Olivetani di Pistoia, che mantennero la chiesa aperta al culto e adattarono l’ospedale a fattoria. Nel 1785 il Granduca Pietro Leopoldo I, sopprime l’istituzione benedettina e la proprietà passa all’Accademia ecclesiastica, poi al seminario vescovile, quando la piccola chiesa venne eletta a parrocchia, ormai nel 1961. La corte dell’antico rifugio e gli edifici che vi si affacciavano, sono ancora ben identificabili, per quanto sensibilmente rimaneggiati nel corso dei secoli.

La chiesa sfoggia un rivestimento esterno in cotto, caratteristica pressoché unica per il romanico della zona; sono inoltre presenti alcune tracce tipiche dello stile pisano, riscontrabile nella decorazione a losanghe in corrispondenza dei due stemmi lapidei della facciata; ulteriori connessioni con Pisa, presso cui era in funzione un’altra sede dell’ospedale, fondata dallo stesso Osnello e posta alla dipendenza di quella di Agliana, sono evidenti nella decorazione dei bacini ceramici del timpano, prontamente sostituiti in epoca moderna. L’interno ha una sola navata rettangolare, col soffitto a capriate lignee; molto del suo attuale aspetto lo si deve attribuire ai lavori del 1942, mentre la tela che orna l’altare maggiore, dal titolo “Assunzione della Vergine con i Santi Sebastiano, Benedetto, Antonio Abate e Rocco” trovano pareri più discordi circa l’attribuzione storica.

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