di Marco Bagnoli. Archivio foto: Adriano Tesi.
dicembre 2014
È una delle residenze storiche del territorio aglianese; per tutti noi un riferimento certo e insostituibile, attraverso i molti cambiamenti di tutti questi anni. Questo vasto palazzo-fattoria fu costruito per volere di Francesco di Jacopo Palandri ai primi del Settecento, al centro di un vasto possedimento agrario, conosciuto come Palandreria, al punto che l’attuale via Matteotti, era allo stesso modo nota come via Palandra. Il complesso era costituito dal palazzo signorile, giardino, tinaie, rimesse e scuderie, burraie, limonaie e dalle piccole abitazioni degli inservienti. Nel 1831 l’allora proprietario Gaspero Palandri fu l’artefice del radicale rinnovamento architettonico orientato al gusto neoclassico; un grande tabernacolo viario, posto all’incrocio di via Palaia con via Salcetana, oggi scomparso, recava una targa a testimonianza del restauro operato, rappresentando un emblematico punto di riferimento nella aperta campagna dell’epoca. Questo tabernacolo sfoggiava una rappresentazione pittorica dei Magi realizzata da Pietro Ulivi, artefice anche delle decorazioni ottocentesche all’interno del palazzo; anche la cascina della Muccaia aveva beneficiato del suo tocco artistico.
La Muccaia era un altro possedimento dei Palandri, che si univa ad uno spazio abitativo, con il fienile e la torre colombaia, e aveva anche una stalla con annesso casino di caccia; le stalle hanno dato il nome non solo alla tenuta, ma all’intera zona – un tempo corredata addirittura da un laghetto artificiale con tanto di “monte” – al punto che ancor oggi è nota come Muccaia.
La famiglia Palandri contraddistingue così la storia di un intero paese – non tanto o non solo con i segni tangibili del proprio prestigio economico e sociale, condiviso con le altre grandi famiglie aglianesi dei Baldi, dei Melani, dei Nesti – ma diventando, proprio in virtù di un luogo fisico calpestabile, dei centri di aggregazione per le persone che vi abitano o che vi lavorano; è grazie a questi luoghi che gli abitanti di Agliana si incontravano e si frequentavano, stringendo vincoli di amicizia altrettanto forti di quelli parentali, alcuni dei quali sono giunti fino a noi.