Virna Ciottoli

Virna Ciottoli

di Marco Bagnoli

marzo 2016

Facciamo quattro chiacchiere con Virna, una ex-ballerina molto impegnata…

Di cosa ti occupi al momento?

Lavoro come commessa in un negozio di ottica, e sto seguendo la scuola per diventare ottico; in più sono laureata in scienze del servizio sociale. Mi occupo inoltre dell’ambito organizzativo degli spettacoli per il teatro Moderno di Agliana – un modo per restare vicini allo spettacolo, dall’altra parte del palco!

Quando è iniziata la tua avventura nel mondo della danza?

A sei anni, alla scuola Danzarte di Elisabetta Bresci di Agliana, che ho frequentato fino all’età di quindici. Poi sono passata al Balletto toscano di Firenze. Nel frattempo ho anche frequentato un corso di musical al Politeama pratese con Franco Miseria, dove facevamo canto, recitazione e ovviamente ballo. Nel 2009 ho anche vinto i concorsi internazionali “Sardegna Dance Festival” e “Argentario Dance Festival”.

C’era qualcun altro in famiglia che fosse più o meno coinvolto con lo spettacolo?

A mio nonno, da giovane gli piaceva recitare e organizzava degli spettacoli nelle fabbriche al tempo della guerra – forse ho ripreso da lui.

A quanti spettacoli hai partecipato?

Beh, non sono pochi, se tieni conto che già intorno ai quindici-sedici anni partecipavo ad alcuni spettacoli come stage, ma subito dopo il liceo si può dire che ballassi già a livello professionale.

E infatti hai lavorato tra gli altri con Loretta Goggi, nella sua tournée del 2010-2011 e nel programma televisivo di Massimo Ranieri del 2007 “Tutte donne tranne me”. Che mestiere è?

Bellissimo – ti permette di girare e incontrare persone; il piacere di farlo ti fa dimenticare la fatica che ti costa, anche se ogni tanto si sente la lontananza di casa. È un mestiere che ti disorienta un poco: inizi a provare nel pomeriggio, fai lo spettacolo la sera fino a mezzanotte, poi tra la doccia e la cena finisci sempre che sono le due o le tre… e nel frattempo, tra un tour e l’altro trovi anche il tempo di studiare danza, anche durante le prove, un’oretta di studio di gruppo ci scappava sempre.

E il rapporto coi colleghi? So che quello della danza è un mondo molto competitivo.

Nell’ambito della danza classica o contemporanea magari sì, ma per noi “del musical” la cosa è molto diversa; eravamo un gruppo allargato, con una ventina di musicisti, come una grande famiglia.

E allora perché hai smesso? C’è forse qualcosa che non ci hai detto?

È un mestiere bellissimo e lo ribadisco: è un mestiere che ti gratifica e ti fa sentire bene, ma sicuramente è molto difficile farlo diventare la base della tua vita. Quantomeno in Italia, ma non mi sembra giusto dover lasciare il paese in cui vivo per un posto di lavoro. È per questo che a venticinque anni ho preferito “ritirarmi dalle scene” e completare gli studi universitari. Mi è dispiaciuto, certo, ma non c’erano alternative. Lavorare al Moderno con Carlo Coda e Massimo Talone mi permette di restare in contatto col mondo del palcoscenico, forse con un briciolo d’invidia per chi continua a calcarlo, ma soddisfatta della mia scelta, perché Carlo e massimo hanno una grande esperienza nell’ambito dello spettacolo…

I tuoi genitori cosa ti dicevano?

Più o meno la stessa cosa; erano contenti che fossi contenta, ma un po’ meno dell’affidabilità di quei contratti “ballerini”, quelli sì!

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