di Marco Bagnoli
febbraio 2012
L’abbazia di San Salvatore è il più antico edificio di culto presente sul territorio del comune di Montale; si trova in via Gramsci, sulla scorciatoia che dalla via Cassia conduceva a Badia a Taona, in prossimità dello sbocco in pianura del torrente appenninico Agna. Era in origine un convento di monache benedettine, ricco di terreni, case, rendite e altre pertinenze, tali da costituire un importante centro economico. L’epoca della sua fondazione risale molto probabilmente alla metà del VIII secolo, dal momento che il suo nome ritorna in un documento del 772, che la colloca come dipendente dall’abbazia di San Salvatore da Brescia.
Successivamente, in epoca carolingia, diviene una delle proprietà della moglie di Lotario I, Irmingarda, debitamente riportata nel diploma dell’848 col quale, il monasterium in Alina, in nomine domini Salvatoris viene assegnato; è da questo momento in poi che il monastero viene conosciuto come monasterium reginae. È molto probabile, inoltre, un diretto riferimento col nome di Agliana, di una certa preminenza nell’alto medioevo. Dal X secolo esce dal demanio regio e passa ai conti Guidi di Pistoia, quindi, nel 1027, al vescovo di Fiesole.
Nel 1440 Papa Eugenio IV lo concede ai Canonici regolari lateranensi: il monastero, che già da secoli non era più un abbazia femminile, viene adibito a luogo di riposo e fattoria, mentre la chiesa sarà successivamente chiusa al culto. Nel 1778 il monastero viene definitivamente soppresso da una legge granducale ed affidato ad un ordine cavalleresco, per poi divenire proprietà privata. La chiesa è costituita di una sola navata a croce latina, con tre absidi; di notevole interesse la cripta, con le sue numerose colonne, riccamente scolpite.