di Massimo Cappelli
Febbraio 2013
Diciamoci la verità, un po’ di strizza però s’è avuta eh? Alzi la mano chi non ha passato il ventuno dicembre scorso in famiglia, della serie “se succederà veramente, voglio condividere con i miei anche la fine del mondo!” E invece siamo ancora qua, a metà febbraio 2013, a scrivere le cazzate che il prossimo mese leggerete. Tartassati dalle performance sanremesi, in piena campagna elettorale, con la sede di Palazzo Chigi vacante e quella di Palazzo Madama idem. Fra poco anche il Quirinale vedrà il suo nuovo inquilino, e a giorni, la poltrona sarà vuota anche in Vaticano, ma a differenza di sempre, questa volta solo perché il Pontefice, vivo e vegeto, ha detto ai suoi: squisio! Con voi non gioco più! Fra pochi giorni, spiriti liberi e spiriti ispirati (Spirito Santo incluso) voteranno vecchie e nuove facce per il cambiamento.
Tutti noi andremo a fare il nostro dovere mentre il paese adesso come non mai, è travolto dagli scandali. Metteremo la croce sul simbolo che ci convince di più, del tutto consapevoli di conoscere solo una piccola parte di questi scandali, uno degli ultimi per esempio, che la più vecchia banca del mondo non esiste più, sta sprofondando insieme alla propria fondazione trascinando con sé tutto il benessere che aveva concesso, nei secoli al territorio senese, fiore all’occhiello della nostra bella e amata Toscana. Chissà se voteremo, forse, rimpiangendo la tangentopoli del ’92? Ricordate? Quella che pose fine alla “prima repubblica” fruttando a tanti farabutti, tanti miliardi! Miliardi sì… Ma di lire, non di euro!
E visto che agli scandali e alle ruberie si aggiunge anche un asteroide passato a meno di 28.000 km. dalla terra, in concomitanza ad una meteora che ha colpito gli Urali provocando più di 1.300 feriti, mi chiedo: se questa non è la fine del mondo… cos’è? Dunque, siete sicuri che il ventuno dicembre scorso non sia successo proprio niente? Siccome stiamo veramente toccando il fondo, mi piace pensare che la fine e l’inizio si siano già susseguiti ed una nuova era sia già iniziata, non sul piano materiale, corporeo e concreto, ma dal punto di vista trascendentale, etereo e astratto. Allora, visto che siamo ancora qui, che siamo ancora vivi e che l’annunciata catastrofe non è avvenuta, non potrebbe essere l’occasione per ripartire con rinnovato buonsenso? (Partendo da chi scrive, ovvio!) Buonsenso, rispetto, consapevolezza, condivisione; io credo che se non recuperiamo questi valori sarà veramente la fine. La storia ci insegna che questi ideali, di solito, vengono fuori spontaneamente dopo aver passato periodi brutti come la guerra, la dittatura, la repressione; dopo aver lottato insieme contro il tiranno, di solito ci abbracciamo e ci vogliamo più bene. Sono passati quasi settant’anni dall’ultima volta che questo è avvenuto, ce ne siamo dimenticati da un pezzo e ormai l’individualismo, l’egoismo e l’avidità hanno preso il sopravvento, in gran parte di noi.
Chi per un verso chi per un altro, in molti individui prevale il distacco e l’alienazione: siamo diventati italieni e non è un termine alla Lino Banfi (porca puttena) bensì una parola inventata ora ora, che però dovrebbe farci riflettere. Parliamo tanto dei politici, ma essi non sono altro che i nostri rappresentanti, sono italieni al governo! Dobbiamo recuperare tutti l’amor di Patria, non dimentichiamoci che centocinquantadue anni fa i ragazzi di vent’anni andavano volontariamente a farsi ammazzare per l’amore della Patria, per il senso dello Stato. Oggi, pare che lo Stato e le sue leggi siano solo qualcosa da raggirare, il legislatore, italieno anche lui, lo sa, e partendo da questo presupposto rincara sempre la dose: Non se ne esce!
Allora… voglio dire… come direbbe il grande Giancarlo Zampini, abbiamo la possibilità di ripartire da capo, come dopo una guerra, una dittatura, come dopo una catastrofe, ma fortunatamente senza che la catastrofe sia avvenuta e non credete sia una cosa buona? Come nelle ultime scene di “Novecento”, il capolavoro di Bertolucci, cerchiamo di avvicinarci l’uno all’altro e di far regnare la condivisione: coltiviamo l’orto e alleviamo le galline scambiandoci uova e insalata. Accogliamo pure gli sfollati con la mucca, potremmo così avere anche latte fresco per i bambini, potremmo apprendere e al contempo insegnare tanto. Tutto questo non può che essere positivo, cerchiamo di essere più italiani e meno italieni.
Partiamo da Montale!