di Giacomo Bini
dicembre 2016
A Montale c’erano 25 mulini funzionanti ancora alla metà del secolo scorso e nemmeno uno è stato conservato. Non resta traccia di una realtà storica che ha caratterizzato per molti secoli il territorio montalese. Uno studio dello storico inglese, John Muendel, pubblicato nel 1972 dalla Società Pistoiese di Storia Patria, registra la presenza a Montale di ben 15 mulini già nel 1350, un numero superato allora, in tutto il pistoiese, soltanto dal comprensorio della città capoluogo (J.Muendel, The Grain Mills ad Pistoia in 1350, Società Pistoiese di Storia Patria, 1972).
La terra di Montale, dalla collina di Fognano alla piana, era ricca di torrenti adatti allo sfruttamento della forza dell’acqua per muovere le macine. Si era quindi creata, lungo le due diramazioni dell’Agna, la Settola e i diversi rii minori, una rete di canalizzazioni che prelevavano l’acqua dai torrenti, la dirottavano nei mulini e poi la rimandavano nel fiume o ad altri mulini più a valle. Di questo complesso sistema non resta traccia visibile. Gli edifici che li ospitavano sono stati per lo più distrutti o trasformati a uso residenziale e gli antichi meccanismi degli impianti, come le macine e i ritrecine, le ruote dentate che costituivano l’organo motore, sono andate disperse.
Per la verità all’inizio degli anni ottanta c’era stato un tentativo di salvare gli ultimi mulini dalla distruzione, condotto da Bruno Tempestini e da altri che credevano nella necessità di mantenere almeno una testimonianza a beneficio delle generazioni future. Il Tempestini, con Marco Vivarelli e Franco Lo Cascio, fecero una ricerca su tutto il territorio, parlando con gli ultimi mugnai, e ritrovarono gli antichi mulini, scattarono delle foto e organizzarono una mostra fotografica alla Stazione. Siccome poi nel 1980 stava per essere demolito il vecchio mulino della Stazione Bruno Tempestini e gli alunni di una seconda elementare (quella dell’anno scolastico 1981/82) guidata dalla maestra Margherita Rossetti Comini, chiesero e ottennero di essere ricevuti dal presidente della Repubblica Sandro Pertini al quale consegnarono, nel novembre del 1981, un accorato appello per il salvataggio degli ultimi mulini.
«Portammo a Pertini anche un sacchetto di farina del mulino» racconta Bruno Tempestini «e all’ingresso del Quirinale un corazziere infilò la baionetta nel sacchetto per controllare cosa c’era dentro. La demolizione fu fermata per quattro o cinque anni, ma poi il progetto andò avanti e il mulino è stato distrutto. Facemmo la mostra fotografica con il contributo di 50mila lire del mugnaio Gherardo Ghelardini. La allestimmo nel negozio di un corniciaio che ci offrì il suo spazio. I nostri sforzi non hanno evitato la distruzione degli ultimi mulini. Restano però ancora le canalizzazioni, che potrebbero essere recuperate». Alla mobilitazione della classe delle elementari per il salvataggio dei mulini fu dedicato anche un servizio giornalistico su Rai3. Le foto esposte nella mostra sono ancora conservate con cura nell’archivio personale di Bruno Tempestini e potrebbero essere riutilizzate se si volesse ricordare la realtà dei mulini a Montale.
Ecco l’elenco dei nomi e gli indirizzi dei mulini di Montale, individuati nella ricerca promossa e condotta da Bruno Tempestini tra il 1979 e il 1981.
Masetto in via Scali, Meoni Pietro in via Marx 89, Ciatti Giulio in via Marx 83, Emilio Perugi in via Vaso 10, Settimo Perugi in via Vaso 6, Geppo in via Vaso 2, Mulino-Frantoio Torracchi in via Marx 69, Lenzi in via Gramsci 124, Ciatti Bartolomeo in via Sestini 127, Aristodemo Meoni in via Volta 16, Sabatino Meoni in via Volta 6, Mulino-Frantoio Matteoni in via Biancalani 6, Mulino di via Garbialdi 64, Gelli di via Garibaldi, Campano di via Martiri della Libertà, Lenzi di via Monti 24/26, Torracchi di via Betti 12, Diddi di via Gramsci 139, Mulino-Frantoio della Fattoria di Vizzano di via Settola 14/16, Ghelardini di Stazione, Bastogi di via Garibaldi, Ponte alle Trecche, Due mulini alla Settola in Montale Alto.