L’ex cementificio di Stazione

L’ex cementificio di Stazione

di Giacomo Bini

dicembre 2017

Cinquemila metri quadrati di degrado totale nel bel mezzo dell’abitato di Stazione. Questo è l’ex cementificio, un complesso industriale dismesso abbandonato da anni e la cui riqualificazione, prevista negli strumenti urbanistici, non è mai partita. Il complesso si trova nella fascia della frazione di Stazione definita a volte, con amara ironia, «la striscia di Gaza», in quanto è stretta tra i binari della ferrovia e la Bure. I fabbricati dell’ex cementificio, in uno stato di avanzato deterioramento, hanno coperture in eternit che non hanno ricevuto da anni alcun tipo di manutenzione e quindi sono a forte rischio di distacco di frammenti di cemento-amianto. La vecchia attività cementizia è ricordata da un alto silos in ferro, che ora è quasi del tutto invaso dalla ruggine e dà un’impressione di notevole precarietà. Tutt’intorno agli edifici un ampio terreno ricoperto da una spessa coltre di sterpaglia impenetrabile e circondato da una debole recinzione in rete metallica completamente soffocata dalla vegetazione spontanea. I residenti nelle strade vicine, le cui case si affacciano sull’area degradata, lamentano da anni molti disagi, dall’infestazione di insetti e di topi, ai cattivi odori, ai potenziali pericoli derivanti dalla diffusione nell’aria di frammenti delle coperture in eternit.

Le ripetute richieste di una bonifica da parte dei cittadini non hanno per ora sortito alcun effetto. Si è arrivati a questo punto perché non è stata mai attuata la riqualificazione prevista dal regolamento urbanistico approvato nel 2009. La trasformazione indicata nel regolamento prevedeva un intervento di edilizia privata con destinazione residenziale per il 70 per cento (11mila metri cubi di abitazioni su una superficie 3.580 metri quadri) e con destinazioni diverse, dai negozi agli uffici, per il 30 per cento. Erano anche previsti spazi pubblici, parcheggi e una sistemazione della viabilità interna. La riqualificazione è restata sulla carta per diverse ragioni. Innanzitutto il nuovo piano del rischio idraulico voluto dalla Regione ha previsto fortissime restrizioni alle zone soggette ad allagamenti come la frazione di Stazione dove, di fatto, è stata bloccata la possibilità di ogni intervento edilizio. Ha poi avuto un peso notevole la crisi del settore edile che ha inibito anche le altre trasformazioni urbanistiche previste nel Comune di Montale. Un’ulteriore complicazione è determinata dal fatto che l’area e il complesso industriale sono anche all’interno di una procedura fallimentare.

E’ un destino simile a quello che è capitato ad altri complessi industriali dismessi come quello della ex Poltronova. L’asta indetta per l’ex cementificio nel luglio scorso con un prezzo di base di 428mila euro era andata deserta. In una recente riunione del consiglio comunale in risposta ad un’interpellanza del consigliere Alberto Fedi del Centrodestra, il sindaco Ferdinando Betti ha riferito sui contatti avuti col curatore fallimentare e di un impegno dell’Amministrazione Comunale per trovare una soluzione.

 

 

 

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