Tuteliamo la quercia di Stazione

Tuteliamo la quercia di Stazione

di David Colzi

settembre 2018

 

Come spesso accade, non ci rendiamo conto delle cose belle che abbiamo finché non le perdiamo, oppure, peggio ancora, quando qualcosa di bello è sotto i nostri occhi tutti i giorni, finiamo per non vederlo più e “diventa invisibile”: tanto c’è, è lì per noi. Esempio calzante di tutto questo è la splendida quercia, quasi certamente ultra centenaria, che si trova sull’argine del fiume Bure in località Stazione, ad un passo dal ponte di ferro dove corre la ferrovia. Alzi la mano chi non l’ha mai notata! Tutti l’abbiamo vista, magari di sfuggita, passando di fretta in macchina sulla provinciale pratese, dirigendoci ad Agliana o a Pistoia. Fate un po’ mente locale: è lì da sempre, con la sua bella chioma aperta come una mano che ci saluta. e a pensarci bene, chissà quanti montalesi e aglianesi avrà visto nella sua lunga vita: prima a piedi, col barroccio o in bicicletta, poi in macchina a impuzzolentire i suoi rami. E chissà quanti treni avrà visto passare: loro sempre più veloci, lei sempre immobile, protesa verso il cielo.

Si tratta di una Quercus pubescens dell’altezza approssimativa di venti metri, la cui circonferenza della chioma ne raggiungerà tranquillamente i trenta e con un tronco di poco meno di quattro metri dalla sommità dell’argine, ma molto più grande alla base. Va poi calcolato che le querce crescono molto lentamente, quindi le dimensioni della nostra sono davvero eccezionali. E visto dove si trova, è quasi un miracolo che sia sopravvissuta alla modernità, perché negli anni la sua presenza avrebbe potuto essere d’intralcio ai bracci meccanici dei macchinari preposti a ripulire gli argini, sebbene sotto di lei ci sia uno stradello.

La sua storia è stata portata alla nostra attenzione da un amico di Noidiqua, Bruno Tempestini, “Ispettore onorario della sovrintendenza archeologica per le zone di Montale, Agliana e Montemurlo”, che si è interessato da tempo a questo gigante e vorrebbe che venisse candidato per entrare nel novero degli “alberi monumentali” tutelati dalla legge regionale 60 del 1998, a cui si aggiunge quella nazionale numero 10 del 2013. Dalla parte dell’albero c’è anche Fabio Niccolai, titolare dell’azienda vivaistica i cui terreni costeggiano l’argine della Bure – insomma il vicino di casa della quercia – che al nostro direttore Bini, ha dichiarato recentemente per La Nazione, che qualche anno fa l’albero aveva rischiato di essere abbattuto durante alcune operazioni di manutenzione dell’argine e fu grazie all’intervento dello stesso Niccolai, se non venne fatto a fette dalle motoseghe. Per farci capire la precarietà di questi giganti, Tempestini ci rammenta che fino a poco tempo fa, la quercia aveva vicino un compagno, un enorme cipresso su cui veniva fra l’altro issata la bandiera del Partito comunista quando c’era la Festa dell’Unità. Questo è stato abbattuto perché, a quanto pare, era troppo vicino alla ferrovia.

 

Per passare dalle parole ai fatti, Tempestini ha interpellato l’Accademia dei Georgofili di Firenze, la quale ha rilevato che la nostra quercia non risulta censita come “pianta monumentale”. Da ricerche on line svolte da noi, risulta inoltre che nessuna pianta sia stata censita nel Comune di Montale né in quello di Agliana. Quindi ne approfittiamo per lanciare un appello: cari lettori, se conoscete qualche alberone in zona, fatecelo sapere e verremo a controllare. Un’altra persona molto interessata alla quercia di Stazione è Daniele Manetti, presidente di “Legambiente Quarrata” che si è subito affrettato ad interrogare via mail gli uffici del “Genio Civile Valdarno Centrale” e del “Consorzio Medio Valdarno”, per portare alla loro attenzione la tutela dell’albero. Noi confidiamo che anche il Comune di Montale, e perché no, persino quello di Agliana, una volta letto questo articolo si prendano a cuore la sorte di questo monumento della natura. D’altronde già da qualche anno le due amministrazioni si stanno unendo sempre più, per scavallare i vecchi e obsoleti confini territoriali ed offrire servizi alla comunità in compartecipazione.

 

Noi concludiamo volentieri con un appello di Bruno Tempestini, che speriamo non resti inascoltato, come purtroppo è successo altre volte: «Dobbiamo sensibilizzare le istituzioni e la popolazione alla tutela di ciò che resta del nostro patrimonio paesaggistico locale. Partiamo dai ragazzi delle scuole di Montale ed Agliana: perché non si organizzano visite didattiche alla quercia? Voglio dire: cerchiamo di istruire i giovani al rispetto dell’ambiente, al fatto di non inquinare… e perché non li educhiamo anche alla salvaguardia dei nostri alberi? Questa quercia è stupenda e si trova ad un passo da noi; è un bene assoluto della nostra collettività».

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