Cronache da un tabernacolo

Cronache da un tabernacolo

di Giacomo Bini

giugno 2021

In un piccolo tabernacolo al culmine dell’erto sentiero denominato Stancagliasini, nei boschi sopra Tobbiana, sono stati deposti dai camminatori di passaggio moltissimi pensieri, riflessioni e preghiere che ora sono pubblicati in volume curato da Andrea Bolognesi e Antonio Frintino stampato per iniziativa del Centro Culturale “Il Tempio”. E’ un libro prezioso, perché documenta una dimensione della nostra vita, quella spirituale, che è spesso offuscata dal chiasso dei social, dalla bulimia dell’informazione e dalla frenesia delle attività quotidiane. 

Il tabernacolo consiste in una piccola struttura in legno a forma di casa fissata ad un faggio e contenente la statuetta della Madonna. Fu costruito nella primavera del 1995 da Danilo Ammannati e Giampiero Torracchi «per grazia ricevuta», come atto di riconoscenza per una vicenda familiare andata a buon fine. All’interno del tabernacolo furono lasciati dei taccuini e delle piccole agende che negli anni si sono riempiti di messaggi di varia natura. Nel corso di 15 anni Giampiero Torracchi ne ha raccolti 5 e ben due agende pieni messaggi e si deve a Rossana Spinelli la paziente trascrizione. Il tabernacolo è servito anche a raccogliere piccole offerte destinate alla associazione San Vincenzo de’Paoli di Montale, che fornisce beni alimentari alle famiglie bisognose. 

Il luogo è molto suggestivo, in una splendida faggeta a 1127 metri di altezza, al confine tra le province di Pistoia e di Prato, nel punto in cui il sentiero CAI 13 confluisce nel sentiero CAI 00 S.I (Sentiero Italia) ai piedi del Poggio di Celso. Per arrivarci, naturalmente solo a piedi, si deve salire per il sentiero Stancagliasini, un nome che dice tutto sulla sua natura ripida. E’ un tratto in salita relativamente breve ma impegnativo, una metafora perfetta delle prove che ognuno deve affrontare nella propria esistenza. Un’ascesa che costringe a fare i conti con se stessi, nel silenzio e nella speranza della sommità. Una volta in cima il respiro si distende e l’animo si apre alla bellezza della natura. 

Nella sosta e nel silenzio, la presenza del tabernacolo ha indotto molti ad aprire il taccuino per fissare in poche parole lo stato d’animo del momento, l’impressione prevalente oppure un’invocazione, una speranza, un auspicio, una richiesta di aiuto. Molte sono preghiere, colme di fede e di amore cristiano, ma molti sono anche pensieri senza contenuto religioso compresi i saluti di un camminatore che si firma “Cavaliere laico e solitario”. Ci sono messaggi di ammirazione per la bellezza dei luoghi, di compiacimento per la camminata compiuta o dei funghi trovati, riferimenti anche alle vicende della seconda guerra mondiale (siamo nel cuore della Linea Gotica) di cui, a poca distanza, c’è una visibile testimonianza con la tomba di un soldato tedesco morto. Non mancano alcuni pensieri molto intimi, perfino struggenti confessioni: «Sono qui con il mio amore, che non mi vuole più bene…». Ci sono anche messaggi di camminatori stranieri, francesi e tedeschi, come questo: «Germania-Italia, 1200 chilometri a piedi (Heilbronn-Obberstolot-Bozen-Verona-Parma-Corniglio-GEA 00)»

Sono tanti i frammenti di esistenza, che da molte strade diverse si congiungono grazie al fascino di un luogo e di un sentiero, quello degli Stancagliasini. Il merito di averli raccolti e conservati si deve a Giampiero Torracchi, grande camminatore e conoscitore di queste montagne.

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