di Ferdinando Santini
settembre 2019
In Italia due bambini su 10 sono in sovrappeso e uno su 10 è obeso, con una maggiore prevalenza nel centro sud. L’obesità infantile è un fenomeno non solo dilagante ma anche persistente; la metà degli adolescenti obesi rischia di esserlo anche da adulto. I rischi sono evidenziati da sempre più bambini e adolescenti che soffrono di patologie conseguenti all’obesità sinora sconosciute nell’infanzia, come ipertensione, dislipidemia e diabete di tipo 2.
• Un bambino obeso su 20 ha la glicemia alta, condizione definita di pre-diabete.
• Più del 30% dei bambini obesi hanno trigliceridi e colesterolo elevati, a rischio di sindrome metabolica e comparsa di arteriosclerosi.
• Più del 30% dei bambini obesi hanno grasso accumulato nel fegato (Epatosteatosi).
• Più del 10% dei bambini obesi ha valori pressori superiori alla norma.
E’ molto importante l’intervento precoce. Il ruolo del pediatra è di assoluto primo piano nella strategia complessiva di contrasto all’obesità infantile.
La chiave per la prevenzione dell’obesità
Cominciare sin dalle prime età della vita. I primi 1000 giorni di vita (durante la gravidanza e primi due anni di vita) sono un periodo cruciale per la salute futura: ciò che accade in questo periodo può influenzare la predisposizione a varie malattie nelle età future. Consigliati l’allattamento al seno prolungato e lo svezzamento secondo le raccomandazioni nazionali: no a sale e a zuccheri aggiunti sono alcune tra le regole principali che i bambini devono seguire nei primi due anni di vita per prevenire sovrappeso e obesità e quindi l’insorgere di patologie in età adulta. Un tassello cruciale è il corretto divezzamento. Le regole nel documento “Corretta alimentazione ed educazione nutrizionale nella prima infanzia F.A.Q.” pubblicato dal Ministero della Salute è frutto del lavoro del tavolo tecnico di cui hanno fatto parte sia la Società Italiana di Pediatria sia la Società Italiana di Nutrizione Pediatrica.
E dopo? Per tenere lontani sovrappeso e obesità, valida a tutte le età della vita, si deve seguire un’alimentazione a bassa densità calorica, povera di zuccheri, basata sui principi della dieta mediterranea, con almeno 5 porzioni tra frutta, verdura e ortaggi, privilegiando le fonti vegetali di proteine e ripartita in circa 5 pasti giornalieri. A questa si deve aggiungere un’altra “regola d’oro”: trascorrere mediamente almeno 60 minuti al giorno in attività fisica moderata/intensa. E’ documentato che l’attività fisica previene sovrappeso e obesità e migliora il metabolismo a tutte le età. L’attività fisica nei bambini non significa necessariamente coinvolgerli in un’attività sportiva strutturata, ma avere uno stile di vita attivo (camminare a piedi, andare sul triciclo o in bicicletta, giocare all’aperto, fare le scale, ecc) Il movimento non è solo sport, ma è anche gioco e passeggiate all’aria aperta: tutte attività che devono far parte delle abitudini quotidiane di bambini ed adolescenti di tutte le età. La Società Italiana di Pediatria ha promosso “ la Piramide dell’Attività Fisica e Motoria” e “la Piramide Alimentare Transculturale”. La dieta mediterranea diventa “transculturale”.
Evidenze validate dal consesso scientifico
• Prevenzione primaria da inizio vita, Obesità è malattia.
• Diagnosi precoce. Riconoscere con tempestività sia il sovrappeso, condizione reversibile con maggior facilità, che l’obesità franca, condizione ben più impegnativa e resistente al trattamento. Rapporto peso lunghezza nei primi due anni e, nelle età successive, l’BMI sono gli indici di riferimento per un individuo non in accrescimento.
• Nutrizione della prima età. Vi è estrema sensibilità dell’organismo, nelle prime età, all’azione di fattori modulanti l’espressione genica a lungo termine (epigenetica), che evidenziano l’assoluta importanza dell’azione preventiva sin dalla nascita per ridurre il rischio della comparsa di tutte le malattie croniche non trasmissibili, prima tra tutte l’obesità.
• Ricerca di Complicanze. La ricerca di alterazioni metaboliche (dosaggio di glicemia e profilo lipidico, misurazione della pressione arteriosa, esecuzione ecografia epatica) è suggerita per i bambini obesi di età superiore ai 6 anni e per gli adolescenti obesi.
Il cambiamento terapeutico
No solo diete restrittive. Va proposto un approccio cognitivo-comportamentale basato sull’educazione terapeutica centrato sulla famiglia e sulla condivisione. Questi nuovi programmi hanno la finalità di raggiungere una riduzione del peso attraverso cambiamenti dello stile di vita, realizzati partendo dal rispetto del paziente e della sua famiglia, proponendo un colloquio motivazionale, potenziando le competenze familiari, rendendo i piccoli pazienti ‘autonomi’, superando i sensi di colpa legati al peso e al fallimento delle terapie dietetiche intraprese, ed al cattivo rapporto con la propria immagine corporea.
Questo percorso educativo, cerca di superare la vergogna che blocca la famiglia davanti ad una patologia stigmatizzante, con la volontà di affrontare e ridurre gli episodi di derisione e bullismo, tanto comuni in ambito domestico, scolastico e persino sanitario, che fanno soffrire i bambini e i ragazzi. Lo scopo è quello di modificare le rappresentazioni mentali, gli atteggiamenti e i comportamenti delle famiglie, nei confronti degli alimenti e dell’attività motoria attraverso un processo di empowerment, cioè di crescita culturale e presa in carico consapevole ed autonoma delle loro scelte di vita e di salute.