di Giacomo Bini
settembre 2023
La scuola è iniziata da poche settimane e vorremmo augurare un Buon Anno Scolastico a tutti gli alunni, gli insegnanti e i genitori ricordando un legame antico tra la parola “scuola” e la parola “felicità”. La parola “scuola” viene dal greco “scholè” che voleva dire “tempo libero”. Tutto il contrario del lavoro o di un duro tirocinio. Anzi, si può dire, che volesse dire una vera e propria vacanza, un tempo libero da occupazioni finalizzate alla sopravvivenza materiale, ma dedicato unicamente alla conoscenza, allo studio, alla scoperta del mondo e di se stessi.
Nella scholè non c’è la pressione di generare prodotti o di conquistare risorse materiali, ma si è spinti solo dalla motivazione al perfezionamento di se stessi, all’accrescimento delle conoscenze e delle relazioni, ma anche alla formazione del carattere e alla consapevolezza delle emozioni proprie e altrui.
La scuola non è un luogo in cui si compete e in cui si viene misurati. La valutazione, che pure è necessaria, non costituisce lo scopo, ma un semplice mezzo per ottenere il miglioramento di se stessi. Guai a identificare la scuola con quell’applicazione sullo smartphone che si chiama registro elettronico, dove si consultano assenze, voti e medie numeriche. Quella è la deformazione della scuola in votificio.
La scuola è la passione per i problemi, è il fascino di quello che ancora non si sa, il piacere immenso del dubbio e della scoperta, è la scintilla che sorge tra un insegnante e i suoi allievi e che li legherà per sempre. Certo che la scuola è anche dovere e disciplina, ma i doveri da soli non muovono il mondo senza le emozioni che li nutrono. Per questo c’è un legame molto stretto tra la scuola e la felicità, purché si intendano queste parole nel loro significato greco originario. Infatti felicità si diceva in greco “eudaimonia”, che alla lettera vorrebbe dire la condizione di chi segue il “demone buono”. Ma per demone non si deve intendere qualche entità soprannaturale esterna a noi, benigna o maligna che sia, ma, come lo concepiva Socrate, un nostro spirito interno, la nostra più intima essenza. In altre parole ciò che noi effettivamente siamo, l’insieme delle nostre inclinazioni e potenzialità.
La felicità è quindi la realizzazione del nostro autentico essere, lo sviluppo delle nostre potenzialità. Per questo i filosofi contemporanei preferiscono tradurre “eudaimonia” non con “felicità” ma con “fioritura”. Una vita felice è una vita fiorente, in cui il nostro essere sboccia e dà il meglio di sé. La felicità consiste nel far fiorire noi stessi, nell’esprimere pienamente e al meglio le nostre capacità, i nostri talenti, le nostre inclinazioni. Ognuno ha le proprie capacità, ognuno ha il suo demone buono, si tratta di scoprirlo e di farlo esprimere. Ma lo si scopre con la scuola, che ci permette di conoscere noi stessi, attraverso lo studio del mondo e della vita, ma soprattutto attraverso il confronto con gli altri, i compagni, gli insegnanti e i bidelli, ma anche i tanti personaggi incontrati nei romanzi, nei racconti, nella letteratura di ogni epoca, da Ulisse di Omero allo Svedese di Roth. E se conosciamo noi stessi e le nostre capacità, possiamo fiorire ed essere felici.
Dunque tanta scuola e tanta felicità a tutti!