Montale è un paese non una città

Montale è un paese non una città

di Giacomo Bini

giugno 2024

Montale è un paese e il nome proprio “Montale” è di genere maschile. Non sembrino affermazioni scontate perché talvolta, anche in atti pubblici e in vari consessi, istituzionali o informali, si commettono due errori: il primo è di dire o scrivere che Montale è una città e il secondo, spesso conseguenza del primo, è di attribuire al nome “Montale” il genere femminile, affermando, per fare solo qualche esempio che Montale è o deve diventare “bella”, “ordinata” , “sviluppata” e via aggettivando . Perfino nella relazione per l’avvio del procedimento del Piano Operativo Comunale (POC) si inserisce tra gli obiettivi il seguente: “ricostruire il ruolo della città e preservare la struttura policentrica del sistema insediativo”.

Montale invece non è una città e non deve nemmeno far finta di esserlo, anzi deve essere orgoglioso della sua natura di paese. Non lo è anche per ragioni di classificazione amministrativa, dato che il titolo di “città” regolato dal testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, è stato assegnato in Provincia di Pistoia, oltre che naturalmente al capoluogo, solo a Montecatini Terme, Monsummano Terme e Quarrata.

Non credo proprio che noi montalesi dovremmo rammaricarci di non possedere quel titolo, anzi, dovremmo considerarci e chiamarci con fierezza compaesani, un appellativo che è meno usato di un tempo ma che indica una forma di comunanza più familiare di quella di concittadini. Che il paese possa e debba rivendicare la sua dignità nei riguardi di centri urbani più grandi è anche tema presente nella letteratura. Basti ricordare il celebre elogio del paese scritto da Cesare Pavese ne “La luna e i falò”: Un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di te, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.

Che il toponimo “Montale” sia rigorosamente di genere maschile non deriva solo dal fatto che si tratta di un paese e quindi è corretto dire “Il paese di Montale” come al contrario, è giusto dire “la città di Quarrata”, ma deriva anche dalla storia del suo nome. Infatti la parola “Montale” trae origine dal castello che fu eretto nel 1206 per contrapporsi a quello dei conti Guidi di Montemurlo e fu poi distrutto dai fiorentini all’inizio del Trecento. Il castello era chiamato “del Montale” perché era stato costruito su un piccolo colle, denominato appunto “il montale”. Il toponimo “Montale” fu successivamente esteso anche a tutto l’insediamento a valle del colle che invece originariamente prendeva il nome di Villiano dalla pieve di San Giovanni (prima Battista e poi Evangelista) che ne era il centro fondamentale. Anche, tra gli altri, Davide Tanini nelle sue cronache scrive così: “Il sito dov’è fondata la Chiesa Pievana del Montale si chiama col proprio nome, S. Giovanni Evangelista a Vigliano e per il vicino castello del Montale si dice alias del Montale”.

Dunque è almeno dal tredicesimo secolo che si dice “il Montale” oppure “del Montale” o anche “al Montale” con articoli e preposizioni tutte al maschile. Anche quando si usa, come fa Anacleto Francisci, il sostantivo femminile “rocca” anziché “castello” si aggiunge sempre “del Montale”, cioè un genitivo di genere maschile. Per fedeltà alla storia e alla grammatica conviene quindi attenersi al dato di fatto che il nostro è un paese e che il suo nome è di genere maschile. Che ci piaccia o no. Ma a noi piace.

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