Marcello Meucci – il ricordo di un artista figlio del suo tempo

Marcello Meucci – il ricordo di un artista figlio del suo tempo

di Giacomo Bini

marzo 2025

Una recente mostra a Villa Smilea ha permesso a molti visitatori e in particolare ai montalesi di ricordare un artista e un uomo, Marcello Meucci che molto ha dato alla nostra comunità. Alla sua morte, nel 2021 a 78 anni, ha lasciato un’eredità non solo artistica ma anche valoriale e civile. Ha saputo interpretare esperienze individuali e collettive proprie del nostro tempo, ma soprattutto caratteristiche in generale della vicenda umana in questo mondo.

Basti pensare al ciclo di dipinti dell’Inquisizione dove Meucci ritorna sulla sua personale e drammatica esperienza all’istituto pratese dei Celestini. Quei dipinti non sono solo l’espressione artistica di un momento della vita dell’autore ma una denuncia di ogni forma di umiliazione dei più deboli. Ciò che meraviglia ancora di quelle opere è il fatto che la violenza più cruda non è mostrata come una mostruosità eccezionale ma come una routine quotidiana e istituzionale, che osa proporsi come rappresentativa dell’ordine, mentre è il sovvertimento di ogni logica umana e civile. L’immagine del bambino che viene costretto per punizione a leccare il pavimento, è la più cruda espressione del caos morale che può insinuarsi perfino in una sedicente prassi educativa.

Dopo quella fase della sua produzione Meucci ha sempre mantenuto una particolare sensibilità nel cogliere i segnali dell’indebolimento dei valori della civiltà e del rispetto verso l’umanità. In una delle ultime fasi della sua opera è dedicata al tema della fissione, con allusione alla potenza devastatrice delle bombe atomiche e dell’uso distruttivo della tecnologia. Quando l’artista montalese proponeva queste sue opere la minaccia nucleare nel mondo sembrava poco presente, in virtù degli accordi sul controllo e la riduzione degli arsenali atomici ma l’arte a volte ha la capacità di cogliere ciò che sfugge alla sensibilità comune. Oggi che il tabù delle bombe atomiche sembra essere dimenticato e che l’argomento è tornato al centro della discussione politica internazionale, quelle intuizioni di Meucci si rivelano come manifestazioni di una acuta sensibilità, della capacità di provare le paure vere, quelle esistenziali andando oltre i problemi più banali che spesso offuscano la nostra visione della vita. In particolare il tema che ha tratta in queste sue opere è quello attualissimo della frammentazione, il senso di mancanza di organicità, di unione non solo tra gli uomini ma anche all’interno di noi stessi. Un mondo disgregato e smarrito, faceva paura all’artista come quel mondo dominato da un ordine monolitico che aveva sofferto ai Celestini.

I pericoli del principio di autorità che dimentica l’uomo e i pericoli di un disordine nichilista senza più punti di riferimento. Meucci aveva avvertito entrambi con grande acutezza e riusciva tuttavia a indicare una via di riscatto se non di rifugio nella natura delle sue colline, quelle di Tobbiana, negli equilibri mutevoli eppure affascinanti dell’ambiente, nella capacità di analizzare ogni dettaglio del mondo che ci è stato donato e che dobbiamo mantenere per le generazioni future. La motivazione umana e civile dell’arte di Marcello Meucci è quella che ce la rende vicina e che ci fa essere orgogliosi di questo nostro concittadino.

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