Alessandro Tibo – ricercatore all’estero

Alessandro Tibo – ricercatore all’estero

di Giacomo Bini. Foto: Gabriele Bellini

giugno 2019

 

Alessandro Tibo è uno dei giovani cervelli italiani che va a svolgere le sue ricerche all’estero. Ingegnere informatico di 29 anni, studia nel campo dell’intelligenza artificiale ed ha avuto un incarico di ricerca all’università di Aalborg in Danimarca.

Laureato all’Università di Firenze con il professor Paolo Frasconi, Alessandro Tibo ha conseguito un dottorato di ricerca promosso dalle università toscane di Siena, Pisa e Firenze. Nell’ambito degli studi per il dottorato, Alessandro è andato in Danimarca dove ha collaborato con il professor Manfred Jaeger, un ricercatore tedesco che lavora ad Aalborg.

Le ricerche di Alessandro riguardano un campo con un grande futuro, il Machine learning o apprendimento automatico. Nell’ultimo anno il giovane ingegnere montalese ha già all’attivo una decina di pubblicazioni e la partecipazione ad un convegno internazionale sul Machine learning a Parigi. Una volta concluso il dottorato di ricerca, l’università danese non si è fatta sfuggire l’occasione di assicurarsi le competenze, certamente di eccellenza, del giovane Ph. Doctor Alessandro Tibo e gli ha offerto di continuare la sua ricerca garantendogli un compenso adeguato e condizioni ambientali ottimali per lavorare.

Quella di Alessandro è una storia come molte altre. I giovani bravi si formano nelle ottime università italiane dove acquisiscono metodo e conoscenze di alto livello ma poi vanno a produrre i frutti della loro intelligenza in un altro paese. Non c’è da scandalizzarsi perché il mondo è sempre più globalizzato ma il problema è che, questo esodo di cervelli, dipende spesso dalle migliori condizioni di lavoro e di ricerca che sono offerti dagli altri paesi. «Ho accettato immediatamente» dice Alessandro Tibo «anche perché lo stipendio che un ricercatore prende in Danimarca è tre volte più alto di quello che potrebbe ottenere in Italia. Inoltre l’ambiente di ricerca è ottimo».

In Italia gli investimenti per la ricerca sono scarsi e tendono a diminuire ogni anno di più, in Danimarca invece la ricerca è sostenuta con molte risorse anche grazie ad un’apertura agli apporti economici dei privati. Ma non si tratta solo di una differenza di compenso economico e di condizioni per studiare; c’è anche da considerare la qualità della vita e il livello dei servizi. «E anche il costo della vita non è vero che è alto» dice Alessandro «in particolare per i residenti, anche perché i servizi pubblici sono molto efficienti». Come esempio Alessandro estrae dal portafogli una tesserina con cui, in Danimarca, si possono utilizzare tutti i mezzi di trasporto pubblici, dal treno all’autobus, e non in una sola città ma in tutto il territorio nazionale. Della burocrazia neanche a parlarne, in Danimarca è tutto più semplice che da noi.

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