Alluvione un anno dopo

Alluvione un anno dopo

di Giacomo Bini

dicembre 2024

A più di un anno dall’alluvione del 2 e 4 novembre 2023 tentiamo di tracciare un primo e sommario quadro delle cose fatte e di quelle ancora da fare.

Il torrente Agna.

Riprendiamo una recente nota del Genio Civile inviata alla Commissione consiliare ambiente. E’ stato chiuso il tratto di argine la cui rottura aveva provocato l’alluvione ed è stato escavato l’alveo a valle della rotta, interventi questi che: “hanno permesso il rinalveamento delle acque, l’abbassamento del fondo alveo pensile e una maggiore capacità di deflusso a valle della rotta”. Quanto alla sistemazione complessiva degli argini del torrente il Genio Civile afferma: “di aver affidato la redazione di un documento di fattibilità per individuare gli interventi più efficaci” ma aggiunge che per la progettazione e la realizzazione “non sono attualmente note le tempistiche per ottenere il finanziamento dalla Protezione Civile Nazionale”. In sostanza non sono ancora arrivati e non si sa quando arriveranno i soldi dallo stato per il progetto e la sua attuazione. Il Genio Civile ha dato l’incarico di uno studio di fattibilità ma neanche quello studio, dopo un anno, è pronto.

I fossi Agnaccino e Selvavecchia.

E’ stato fatto un intervento di ripristino di un tratto dei fossi Agnaccino e Selvavecchia a sud e a nord di via Tobagi a cura del Consorizio di Bonifica Medio Valdarno che consente un migliore deflusso delle acque. I tecnici del Consorzio, intervenuti alla riunione della Commissione Ambiente, hanno informato che i due fossi, anche dietro la richiesta del sindaco di Montale, sono stati inseriti nel reticolo regionale e quindi sono affidati alla manutenzione del Consorzio che ha promesso di monitorare anche i tratti a sud della ferrovia. In via Alfieri un tratto dell’Agnaccino è intubato e desta preoccupazione nei residenti. L’assessore all’ambiente Guazzini ha assicurato che dalle diverse ispezioni compiute in quel tratto non risultano ostruzioni nel tratto intubato. La terra accumulata nel lavoro di ripristino dei fossi intorno a via Tobagi, la cui rimozione e smaltimento è in carico del Comune, è stata analizzata ed è risultata non inquinata.

I rifiuti sui terreni.

Uno dei problemi dai risolvere è lo strato di rifiuti, cioè fango misto ad altri materiali, che ha invaso vaste are colpite dall’alluvione. In seguito alla rottura dell’argine dell’Agna una valanga di fango e di detriti provenienti dall’alveo del fiume, anche dalle zone più a monte del torrente, hanno investito la zona industriale di via Guido Rossa e poi i terreni vicini che sono stati quindi ricoperti, oltre che dalla terra e dal pietrisco anche dai materiali portati dai capannoni industriali, dai prodotti tessili alle plastiche. Nel luglio scorso 14 residenti della Stazione hanno presentato un esposto alla magistratura sulla mancata rimozione di tali materiali rivolto contro la Regione Toscana, Alia e il Comune di Montale. Un’ordinanza commissariale emanata dalla Regione nell’aprile scorso stabilisce che i proprietari privati devono raggruppare i rifiuti in una zona accessibile dove Alia provvederà a portarli via. Il Comune di Montale ha inviato una lettera ai proprietari invitandoli ad effettuare il raggruppamento dei materiali come stabilisce l’ordinanza. Il problema è però che tale lavoro per i proprietari dei terreni, in particolare di un’area utilizzata per coltivazioni agricole e di un grande vivaio, il lavoro di ripulitura dei loro terreni e di raggruppamento dei materiali sarebbe onerosissimo specialmente considerando che le loro aziende sono vittime dell’alluvione avendo subito danni molto ingenti.

 

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