Anna Bolognesi – “Gattara”

Anna Bolognesi – “Gattara”

di Serena Michelozzi

dicembre 2019

La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali (Gandhi)

Esordisce così Anna Bolognesi, per vocazione “Gattara”, che da ben 18 anni si occupa con amore e costante dedizione alla cura e al benessere delle colonie feline presenti sul territorio di Montale. Contrariamente a quello che si può pensare, la Gattara è una figura molto importante all’interno della società in quanto non si tratta di un mero hobby, ma di un vero e proprio lavoro svolto interamente pro bono, finalizzato alla cura dei nostri amici felini, affinché anche quelli che purtroppo non hanno una casa, possano vivere la loro libertà in salute e floridezza.

«Nel 1991 la legge 281 ha radicalmente cambiato lo statuto giuridico di questi animali, stabilendo il loro diritto alla vita libera» ci spiega Anna Bolognesi. «La Gattara si prende cura dei gatti in quanto tali, non in quanto suoi. La Gattara è la donna che dà da mangiare ai gatti liberi, senza padrone. E’ vero, i gatti oggi sono liberi, nel senso che non vengono più catturati ed uccisi – come accadeva prima della legge 281- , ma sono comunque ancora in balia della crudeltà e della stupidità umana, delle automobili, dei ragazzini sadici, delle malattie e del freddo. Contro tutti questi nemici lotta la Gattara. Quasi tutti i giorni, di solito da sola e con fatica. Solitamente la Gattara in questa lotta è perdente, perché magari un gatto viene investito e tanti altri spariscono… Ma il non lasciarli morire di fame o di ferite sono richiami molto forti che non possono essere disattesi».

La legge 281 del 1991 è stata una vera e propria rivoluzione nel trattamento dei cani e dei gatti randagi e nella loro concezione sociale, in quanto non solo il gatto “di nessuno”, nella considerazione della collettività, è diventato il “gatto della comunità”, ma sono stati fissati anche alcuni importanti principi, a partire da quello secondo cui il controllo delle popolazioni si fa con la prevenzione, ossia con la limitazione delle nascite tramite la sterilizzazione delle gatte femmine. La legge ha inoltre riconosciuto il ruolo sociale della “Gattara” (anche se tale termine non compare testualmente), volontaria che si dedica ai gatti con ostinazione e con continuità, sacrificando se stessa e lottando contro il mondo, senza aspettarsi nessun tipo di riconoscenza, né dai suoi protetti, né della società.

Anna nei suoi anni di attività è arrivata a gestire ben sette colonie feline, occupandosi delle sterilizzazioni, della loro alimentazione e della loro salute, allestendo speciali ambienti in cui i gatti possano sentirsi come “a casa” e siano al riparo da freddo e pioggia. Grazie all’aiuto delle istituzioni locali, quali Vigili, Usl e Veterinari, ha salvato molti gatti che, altrimenti, se lasciati a sé stessi, avrebbero perso la vita. In casa sua ha adottato ben otto gatti, costruendo nel magazzino uno spazio apposito tutto per loro. In diciotto anni non ha mai saltato un giorno di attività e si è costantemente ed assiduamente dedicata alla cura di questi splendidi animali. «La maggior parte dei gatti che vivono nelle città occidentali ha realmente bisogno dell’aiuto degli esseri umani per sopravvivere. A questo si aggiunge la particolarità della comunicazione del gatto, che si rivolge agli esseri umani utilizzando un’elaborazione del suo linguaggio infantile che consiste sostanzialmente in una richiesta di cibo e di cure primarie. Il gatto, insomma, è un eterno bambino che chiede cibo. E’ un animale molto intelligente che non si può descrivere. E’ misterioso, con un fascino particolare ed un’intelligenza fuori dal comune» ci racconta la nostra Gattara.

Quella di Anna è una vera e propria vocazione ispirata al rispetto e alla tutela della natura e di tutte le sue creature viventi. All’interno del territorio di Montale la nostra Gattara è riuscita a suscitare nella collettività il pensiero dell’etica della cura, una nuova concezione di azione morale, consistente in implicazioni auto – sacrificali di rinuncia a sé per l’altro. «Difatti, il progresso morale di una comunità si giudica (anche) dal modo in cui gli animali vengono trattati» conclude Anna Bolognesi.

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