di Giacomo Bini. Foto: Gabriele Bellini
marzo 2021
Il 2023, l’anno indicato dai sindaci della Piana per la chiusura dell’inceneritore, si avvicina a grandi passi e iniziano ad emergere varie ipotesi sulla riconversione dell’impianto di via Tobagi.
All’argomento sono state dedicate due riunioni delle commissioni consiliari ambiente di Montale e di Agliana e sono usciti sulla stampa locale diversi interventi: un’intervista di Legambiente Quarrata all’amministratore unico del Cis spa Edoardo Franceschi, interviste ai sindaci, prese di posizione del Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore. Alla discussione manca però il soggetto principale, la Regione Toscana, dalla quale si attendono due cose fondamentali: un nuovo piano regionale dei rifiuti che preveda formalmente la dismissione dell’inceneritore di Montale e l’indicazione su quale sarebbe l’impianto più necessario, sulla base delle esigenze del sistema toscano, da realizzare a Montale al posto di quello esistente. Intendiamoci, la scelta sull’impianto di Montale spetta ai tre Comuni della Piana, che ne sono proprietari, avendo deciso a suo tempo di mantenere la società Cis spa, titolare dell’impianto, fuori dal patrimonio di Alia. Ma è chiaro che il futuro dell’inceneritore,qualunque esso sia, dovrà essere incluso nel sistema impiantistico regionale. Al momento siamo alle pure e semplici ipotesi di tipologie di impianto, mentre non c’è ancora, per ciascuna delle possibilità in campo, un’analisi precisa sulle caratteristiche tecniche e i dati quantitativi sulla struttura che dovrà sostituire quello attuale. C’è attesa per una proposta di riconversione che Alia si è impegnata a presentare tra la fine di marzo e tutto il mese di aprile. Sarebbe l’ora che si passasse ai progetti di fattibilità.
Al momento non ci resta che enunciare le ipotesi sulle tipologie di impianto che sono emerse nelle due commissioni consiliari.
Ipotesi 1) Un Tmb (Trattamento meccanico-biologico), cioè un impianto che tratta a freddo i rifiuti indifferenziati, separa i materiali, in particolare separa la frazione umida da quella secca, che trasforma in Cdr (combustibile da rifiuto) che può essere inviato ad altri impianti, come i cementifici. La separazione dei materiali avviene con strumenti meccanici come magneti industriali, nastri trasportatori, vagli (superfici metalliche con fori di diversa grandezza) e altri separatori di vario tipo. La fase biologica del processo comporta il compostaggio e la produzione di biogas.
Ipotesi 2) Un biodigestore, dedicato al trattamento dei rifiuti organici che li trasforma in biogas per produrre energia elettrica o termica. In Italia ci sono oltre quaranta biodigestori, ma le discussioni non mancano. Attualmente ce n’è una molto accesa su un progetto di biodigestore in provincia di La Spezia che vede l’opposizione di vari comitati.
Ipotesi 3) Il gassificatore per lo smaltimento di scarti tessili. Tale ipotesi era stata indicata come preferenziale dal sindaco di Montale Ferdinando Betti perché considerato a zero emissioni e perché potrebbe risolvere il problema degli scarti tessili.
Il Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore è subito insorto contro l’ipotesi avanzata dal sindaco Betti. «E’ comunque un impianto a caldo» dice il Comitato «che adotta la tecnica dell’incenerimento; l’impianto di via Tobagi dovrebbe invece essere convertito in una nuova e virtuosa modalità di gestione a freddo, come quello del modello Contarina in provincia di Treviso».
Ipotesi 4) Un impianto di trattamento dei fanghi civili (non industriali).
A queste ipotesi se n’è aggiunta un’altra per iniziativa del Movimento 5 Stelle di Agliana che ha proposto la riconversione dell’inceneritore in un impianto di riciclo di assorbenti per la persona (pannolini per bambini, assorbenti femminili, pannoloni per incontinenti). Negli interventi dei sindaci della Piana emerge, oltre all’esigenza di avere un impianto sicuro dal punto di vista dell’ambiente, anche quella di tutelare i posti di lavoro delle persone, un trentina, che attualmente sono addetti all’inceneritore. Ha fatto sentire la sua voce anche il sindaco di Montemurlo, che ha chiesto con forza il mantenimento dell’impegno alla chiusura dell’inceneritore, data la vicinanza dell’impianto al territorio montemurlese.
Permane anche il partito degli scettici, cioè quelli che non credono che l’inceneritore possa chiudere veramente specialmente dopo che la Regione ha rinunciato a costruire il termovalorizzatore di Sesto. Per eliminare ogni dubbio serve il piano regionale dei rifiuti. Intanto sono in corso consultazioni tra i sindaci della Piana, la Regione, l’amministratore unico di Cis spa e i rappresentanti dell’Ato Toscana Centro e di Alia.