di David Colzi
settembre 2018
«Fare sport è una fatica senza fatica», diceva il poeta vate, e questo trova riscontro sicuramente nel “Bici Club Montale”, dato che ciò che muove questi “ragazzi” è il puro e semplice spirito sportivo, perché a parte lo stare insieme e il pedalare, non hanno alcun’altra pretesa. La loro è passione pura. E allora eccoli, i nostri eroi della domenica: Enzo Cecconi, Umberto (Taccone) Ricciarini, Emilio Ciardi, Alberto Tartoni, Sergio Nencini, Mauro Severi, Alessandro Iozzelli, Enzo Lunghi, Andrea Salsecci, Paolo Scricciolo, Fabrizio Fiaschi, Graziano Lemma, Antonino Schiera, Gaetano Raimondo, Vincenzo Piscitelli, Luca Armando Paolieri, Renzo Bardazzi e Andrea Gori. A questi si aggiunge don Paolo Firindelli in qualità di primo tifoso. Per parlare con alcuni esponenti del “club”, siamo andati al loro quartier generale, nel garage-laboratorio meccanico di “Taccone” in via fratelli Masini, circondati da bici, foto e ritagli di giornali. In questo ambiente famigliare ci siamo fatti dare un po’ di informazioni, fra risate, aneddoti e battute, proprio come si conviene quando si sta tra amici.
Il “Bici Club Montale” è nato nel 2016, quando questo gruppo, che già si ritrovava per andare su e giù per colline e laghi, decise di darsi un tono di ufficialità creando delle magliette tutte uguali, così per essere ancora più una squadra. Il nome che venne scelto fu “Bici Club Montale”. «Ma non siamo una società né un’associazione, siamo semplicemente degli appassionati di ciclismo», specifica Emilio Ciardi, uno degli animatori del “club”. I giorni per le “pedalate” sono il martedì, il giovedì e la domenica, sempre per dare a tutti la possibilità di partecipare, perché, sebbene la maggioranza dei partecipanti a questo “club” siano pensionati, c’è anche chi tutt’ora lavora. La squadra parte solo durante la bella stagione e rigorosamente in gruppo, mentre d’inverno si accontentano, si fa per dire, di ritrovarsi per fare cene conviviali, fra canti e qualche bicchiere di buon vino. I percorsi sono di varia natura e difficoltà: si va dal lago Goraiolo, a Montepiano, dalla Macchia dell’Antonini, fino al giro dei laghi e a Bagni di Lucca (alcuni intrepidi hanno fatto tour di 100 chilometri).
Presidente e capitano della squadra “ad honorem” è senza dubbio Umberto Ricciarini, uno che di pedali se ne intende davvero. Lui ha avuto un passato giovanile da ciclista “serio”, anche se il suo soprannome, che trae spunto dal famoso ciclista Vito Taccone, noto per il suo carattere irruento, fa capire che è sempre stato poco incline a seguire le regole. La sua carriera è stata a tutto tondo, perché oltre ad essere un ciclista, è stato meccanico per squadre, soprattutto femminili, con le quali è andato persino all’estero. Non solo: ha fondato una squadra ciclistica a Montemurlo. Quindi non stupisce che, vista la sua esperienza, sia lui a scegliere i percorsi e gli altri vi si affidino con fiducia anche quando sono su strada, tenendolo al timone della cordata. «è una persona generosa, di gran cuore:» dice Emilio «pensi che se qualcuno arranca, Umberto gli si posiziona subito al fianco per sostenerlo dal retro del sellino con una mano, dandogli così una spinta, incitandolo a proseguire. Non a caso è il nostro capitano». «“Taccone” è un carro armato, una garanzia;» aggiunge Antonino Schiera «va del suo passo e non rallenta neanche in salita, quindi non dobbiamo fare altro che stargli dietro rimanendo uniti, per ovvi motivi di sicurezza». «Noi invece si parte piano e poi si rallenta» puntualizza qualcun altro fra le risate generali. Per completare il giro della famiglia Ricciarini, va sottolineato che anche Enzo, il fratello di Umberto, ha un passato nel professionismo. Sempre per dovere di cronaca va detto che un altro membro del “club”, Alberto Tartoni, conta in famiglia un professionista, cioè il padre Giancarlo, ex ciclista che negli anni ‘70 vinse una tappa del Giro d’Italia.
Tornando al “Bici Club Montale”, prima di salutarli, proviamo a solleticare un’ultima volta le loro possibili ambizioni, chiedendo loro se sono davvero sicuri di non essere interessanti a gareggiare, dato che alcuni hanno avuto esperienze a livello amatoriale in tal senso: «A noi interessa solo non perderci di vista» ci dice “Taccone”, e a pensarci bene, con i tempi che corrono (in tutti i sensi), è già questa una bella vittoria.