Compagnia del Sorriso – quando il teatro incontra la beneficenza

Compagnia del Sorriso – quando il teatro incontra la beneficenza

di Marco Bagnoli. Foto: studiofotograficogr.it

settembre 2014

Abbiamo incontrato Claudio Poli, uno dei referenti della Compagnia, che ci spiega come si sorride con serietà.

 

Come è nato esattamente il gruppo? 

La Compagnia del sorriso è nata nel 2000 all’interno dell’asilo “Carlo Martelli” di Fognano, dove avevamo iscritto i nostri figli. Questo asilo era gestito dalle suore, Suor Ester in primis, insieme ad una maestra esterna. Venne chiesto ai genitori se volevano fare qualcosa per i loro bambini, invertendo così la prassi consueta che vede i bambini cimentarsi con recite o storielle in occasione delle festività natalizie; fu così che diversi genitori, quattordici, accettarono dando vita alla Compagnia del sorriso. Nel corso degli anni per vari motivi diverse persone hanno abbandonato, altre sono entrate – insomma un via vai di gente. Oggi siamo in dieci più quattro “tecnici”.

Col tempo i vostri bambini stanno diventando grandi – ma voi genitori? A parte gli scherzi, col passare degli anni i bambini sono entrati a far parte del progetto?

Nel lontano 2000 tutto è iniziata per ridere e far piacere ai bambini, ma il progetto è piaciuto e così siamo andati avanti anno dopo anno; dal 2003 abbiamo deciso di fare le nostre commedie solo ed esclusivamente a favore della Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze – al che siamo diventati sostenitori ufficiali riconosciuti. Noi genitori siamo sempre più bambini, perlomeno con l’entusiasmo, anagrafe a parte; purtroppo nessuno dei figli… d’arte (ride) è entrato in Compagnia, vuoi per gli impegni scolastici, gli svaghi, gli amici, gli orari delle prove (dalle dieci a mezzanotte e mezzo) per non dimenticare il periodo di maggior impegno che coincide con le vacanze estive.

Come siete passati dall’idea originaria alla prima battuta recitata in pubblico? 

Se non ricordo male nessuno di noi era appassionato di teatro, ma l’idea di realizzare qualcosa per i nostri figli ci ha contagiato – lo stesso contagio che poi ci ha portato a decidere che il risultato del nostro impegno fosse destinato ad una nobile causa.

Sono più bravi i babbi o le mamme? E soprattutto: i figli che dicono? 

Come direbbe un nostro collega di scena, ovviamente i babbi – sinceramente molto più versatili nelle parti che si presentavano anno dopo anno. I bambini ogni volta che facevamo uno spettacolo ripetevano soddisfatti le battute più divertenti per settimane intere.

Immagino che oltre all’impegno lavorativo ci fosse anche quello dei bambini…

L’orario delle prove ci aiutava, essendo i piccoli a quell’ora già nel mondo dei sogni; e comunque in Compagnia c’era solo un componente di ogni famiglia.

Come nascono i testi della Compagnia?

I testi delle commedie per il 90% sono stati scritti da noi cercando di rappresentare soprattutto le problematiche della nostra società locale – e quindi personaggi creati ad hoc, spaziando dal mitico tessitore pratese, ai cinesi, ai licenziamenti, alla mancanza di lavoro, alle banche che ti spolpano, ai mutui da pagare, alle persone diversamente abili, ai vecchi dimenticati dai figli – il tutto rappresentato sempre con ironia e goliardia, senza tanti ricami – insomma alla toscanaccia. I primi tre anni ha partecipato anche la maestra poi per motivi personali ha dovuto smettere.

Raccontate a un estraneo quello che avete concretamente realizzato.

Nel nostro piccolo sicuramente abbiamo realizzato un bellissimo progetto che tutt’ora va molto bene: stare insieme, credere in ciò che facciamo, avere sempre stampato nella mente il fine del nostro impegno – concretamente nel corso della nostra collaborazione con la Fondazione Meyer abbiamo versato circa 32.000 euro, di cui una parte è servita a realizzare l’ambulatorio di pneumologia nel nuovo ospedale, altri per la ricerca sulle malattie genetiche, altri per l’accoglienza dei genitori che provengono da lontano, dando loro modo di poter stare vicino ai figli, altri ancora per far giocare i bambini all’interno dell’ospedale.

Lo rifareste?

Ogni anno è sempre più difficile; devi riuscire a fare qualcosa in più dell’anno precedente e forse questo è lo stimolo maggiore per cui tutti insieme ricominciamo da capo carichi di entusiasmo – e quindi si, lo rifaremmo sempre.

claudio@compagniadelsorriso.org

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