di Giacomo Bini
settembre 2014
Inizia da questo numero un viaggio nel passato e nella vita quotidiana della nostra comunità attraverso un documento storico importantissimo, cioè le “Memorie storiche dei Castelli di Montemurlo e Montale” di Davidde Tanini, un calzolaio vissuto tra la fine del settecento e l’inizio dell’ottocento, “nato a Montale e dimorato a Montemurlo”, che prese nota di fatti, personaggi, eventi della vita di ogni giorno di cui era testimone diretto o di cui aveva avuto notizia. E’ lo stesso Tanini a dare una definizione della sua cronaca un “libro di ricordi de’ fatti sì antichi che moderni successi ne due Popoli e Castelli di Montemurlo e del Montale scritto e ricavato da me Davidde Tanini da vari autori sì Fiorentini che Pistoiesi”. Oltre ad una ricostruzione della storia più antica dei due Castelli, Tanini offre un puntuale e dettagliato resoconto, quasi giornalistico, di quello che avveniva nel suo tempo.
Inizieremo a sfogliare la cronaca del Tanini a partire dalla descrizione di due paurose piene dell’Agna, avvenute tra settembre e ottobre del 1766. Si tratta di eventi simili a quelli che oggi chiamiamo bombe d’acqua, il cui resoconto dimostra quanto il nostro territorio sia sempre stato soggetto a rischio idrogeologico. Nello scrivere la cronaca di quell’anno Tanini dedica inizialmente poche righe ad un avvenimento di grande rilevanza politica, l’arrivo a Firenze del Granduca Pietro Leopoldo in seguito alla morte di Francesco di Lorena, ma prosegue dando molto maggiore spazio all’alluvione provocata dalla esondazione dell’Agna.
Ecco il testo: Quest’anno fu carestia, essendo venuto una grossa ruggine e il grano andò a otto lire lo staio. Venne due grosse piene che non abbiamo memoria di altre simili una fu il 14 Settembre l’altra il dì 12 Ottobre in una parola l’acqua di rio toccò la cantonata di mia casa il fosso degli artacci arrivò alla finestra di salotto e unita alla via di Barsano con quella che veniva dalla rotta di sotto al casale de Pieratti era tutto un tenore fino à l’Agna. Per di là roppe sopra il ponte alle Trecche a Catugniano e a Betti passò dietro l’orto di Badia entrò nella cappella della Smilea ove sciupò de parati e una passione voltò per la via della Badia di sotto e entrò nel rio ove si mescolò ancora del acqua della Settola il piano poi pareva tutto un lago. Il Ponte a L’Agna rimase dalla nostra parte scalzato a tre braccia di profondità onde per più giorni non si pote passare con le vetture. Da molti fu giudicato un teremota acquoso mentre si vedeva scaturire l’acqua di sottoterra e alcuni pozzi vennero in un istante pieni al par del terreno a acqua chiara.
Continua…