di Giacomo Bini
I detenuti del carcere della Dogaia di Prato, hanno rimbiancato le aule della scuola secondaria di primo grado G.C. Melani di Montale. Il lavoro, compiuto prima che iniziassero le lezioni, è stato eseguito da sei detenuti accompagnati dagli agenti di polizia penitenziaria. E’ il terzo intervento di utilità sociale compiuto dai detenuti della Dogaia nel territorio di Montale nell’ambito di una collaborazione, che si sta facendo sempre più organica, tra la direzione della Casa Circondariale Pratese e l’Amministrazione Comunale. I detenuti hanno già lavorato quest’anno alla ripulitura del Percorso della Salute nel Parco dell’Aringhese e, l’anno scorso, al taglio dell’erba nel Parco Monumentale di Fognano. L’iniziativa è stata promossa dal consigliere comunale Salvatore Pantaleo, che è anche agente di polizia penitenziaria nel carcere della Dogaia. Si tratta di un’esperienza con finalità sociali, in quanto contribuisce al recupero dei detenuti, ma ha anche un’utilità economica per le esangui casse comunali sempre più incapaci di sostenere i lavori di manutenzione del verde e degli immobili pubblici. Di particolare significato è stata la rimbiancatura delle scuole, in quanto ha consentito un contatto tra il mondo del carcere e quello della scuola. L’Istituto Comprensivo di Montale ha colto l’occasione per elaborare un progetto di educazione alla legalità che prevede, oltre al momento della rimbiancatura delle aule, anche un incontro a scuola con il responsabile dell’area pedagogica della Dogaia, Pasquale Scala, e successivamente una visita degli alunni nel carcere.
Il gruppo dei detenuti con gli amministratori e i dirigenti del carcere.
L’apertura del carcere alla comunità esterna è fortemente voluta dal direttore Vincenzo Tedeschi, che ne sottolinea l’importanza per far meglio conoscere la realtà carceraria ai cittadini, liberandola da molti pregiudizi, e anche per creare le condizioni per un migliore reinserimento dei detenuti nella società. E’ statisticamente dimostrato che i detenuti che svolgono attività di lavoro in carcere, hanno una probabilità molto più bassa di recidiva, cioè di commettere nuovi reati. <<Per noi è importantissimo sentirci utili>> hanno detto i detenuti impegnati nel lavoro alla Melani <<perché il senso dell’inutilità è il peso più grande che si sente in carcere. E ringraziamo tutti a Montale per averci consentito di fare qualcosa per i ragazzi delle scuole>>. Una volta finito di imbiancare, i detenuti hanno lasciato agli alunni un messaggio: <<Ora scrivete sui vostri quaderni ma non sui muri>>.