Diego Lopilato

Diego Lopilato

di Marco Bagnoli

marzo 2015

 

Sei sempre vissuto a Montale?

I miei sono calabresi, si sono trasferiti da Prato quando avevo tre anni – quindi si, sono un montalese doc.

C’era qualcun altro in famiglia che già suonava uno strumento, oppure, per citare Guccini, sei stato te “il primo che ha studiato”?

Un mio cugino strimpellava un po’ la chitarra – e infatti tutte le volte che andavo a trovarlo ero sempre lì che la puntavo e mia zia non voleva la toccassi, aveva paura la sciupassi: alla fine me ne regalò una. Come dire: vai, vattela a suonare a casa tua! Ma non è che da quel punto mi prendesse tanto – poi, nel pulirla, la mia mamma la fece cascare e la ruppe: a quel punto m’impuntai che la rivolevo e così iniziai. I miei mi portarono a Pistoia e mi ricomprarono una chitarrina classica, con poca speranza che ne facessi qualcosa. Nel frattempo, verso i tredici anni, dei miei amici sonicchiavano già un po’ tra di loro, facevano delle prove il pomeriggio in un bar qui di Montale; a quel punto, per non sentirmi escluso, cominciai anch’io. Iniziai a suonare i Nomadi, poi, dopo un po’ di tempo qualcosa della PFM, che era un po’ più difficile, trovandomi sempre più a mio agio nell’idea di fare il chitarrista. E da lì non ho più smesso – due giorni senza suonare non li ho forse mai passati, se non perché ero in viaggio. Tutto questo mentre nel frattempo facevo le medie, le superiori, e già s’iniziava a far serate: a quindici anni si fece la nostra prima serata a Cireglio e poi tutti gli altri paesini della zona, alla vecchio maniera di “quando non c’era Facebook”. Andavi e sentivi se c’era verso di fare una serata.

Erano tempi che si suonava molto di più di adesso, c’erano molti più soldi da spendere…

Esatto, ci sono stati periodi che suonavo 26, 28 giorni su trenta al mese, quando avevo sui diciotto anni – ci chiamavamo “I Gordon”, su idea del bassista da una canzone dei Nomadi. Dopo il diploma scelsi il Servizio civile, qua in Comune a Montale e appena prima di esaurire il periodo, trovai anche un lavoro, che sarebbe dovuto iniziare un lunedì: il venerdì prima mi contattò un gruppo di Pisa, un’orchestra, Lory & David, per un impegno che sarebbe iniziato proprio da quel lunedì – a Salsomaggiore per Miss Italia, così continuai a suonare e non mi fermai più. Smisi con loro, dopo venti giorni e iniziai con un’altra orchestra; nel frattempo avevo iniziato il conservatorio, che poi alla fine ho finito. Lasciai il circuito delle orchestre, anche per i ritmi di lavoro che richiedevano, e iniziai a suonare con dei gruppi che facevano della discomusic, i Rum & Pera, e poi con i Freak Banana, un gruppo che ho ancora: la richiesta c’era e i guadagni anche. Nel 2000 all’incirca ho dato l’esame di solfeggio al conservatorio Cherubini, e poco dopo lasciai il percorso classico per entrare a chitarra jazz al conservatorio di Bologna, studiando un anno e mezzo con Tomaso Lama; avevo cominciato con Marcello Becattini di Prato, per cinque anni dal ‘93, poi dodici anni circa con Roger Mazzoncini, un pianista, col quale mi sono occupato soprattutto della parte più teorica della musica, solfeggio armonia e composizione, che infatti mi ha preparato per l’esame di solfeggio. Ovviamente il fatto di suonare in giro ha complicato molto il tutto, e infatti decisi di interrompere chitarra jazz per il “facile guadagno”, che si è mangiato una possibile laurea in jazz. Per cui, sentendomi in difetto con gli studi, ho ripreso chitarra classica, prima con Gianni Landroni e poi con Carlo Mascini Migliorini – e alla fine mi sono diplomato a Rimini. Ho fatto Storia della musica a Modena e armonia a Carpi. Ovviamente un grazie ai miei genitori per il supporto.

La più grande soddisfazione?

Poter dire di fare il musicista, di essere un chitarrista e poter vivere di questo – anche dell’insegnamento, prima privatamente e poi on un laboratorio delle scuole medie di Prato, alle Convenevoli, per tre anni, mentre nel frattempo avevo anche iniziato a lavorare col teatro Giotto di Vicchio, nel 2007/2008. Poi ho iniziato a insegnare a Pontassieve e in una scuola in centro a Firenze, per l’associazione Sound. Adesso sono tanti anni che lavoro per la scuola Essepiemme di Pistoia, diretta da Maurizio Spampani – e quella lavorativamente è stata la svolta. Da quest’anno insegno all’indirizzo musicale delle medie di San Marcello e di Montecatini. Il week-end me lo lascio per suonare – ho un band, i “Sona et labora” che suona i Pink Floyd, all’interno di una compagnia che mette in scena “The dark side of the Floyd”, quindi adatta ai teatri; ancor meglio funziona la dimensione del duo acustico, i “Lato Vi”, assieme al mio socio, il cantante Vincenzo Capubio. Ho suonato in tutta Italia, e poi in Francia, Svizzera, Grecia – entro poco raggiungerò le 1000 esibizioni; e prima degli “anta” mi sono promesso un disco tutto mio.

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