di Giacomo Bini. Foto Gabriele Bellini
marzo 2021
Fiorenzo Gori è il poeta del possibile, il pedagogista della curiosità, l’insegnante che dischiude gli infiniti mondi nascosti in un qualsiasi oggetto. Autore di filastrocche «per adulti e bambini», ricche di pensiero e di ironia, pittore di ciò che non c’è, artefice di oggetti improbabili, Fiorenzo Gori ha insegnato per diversi decenni tecnologia alla scuola media Melani e si è dedicato ai corsi di formazione per docenti di area scientifico-tecnologica. Scienza e fantasia, realtà e immaginario non sono per lui termini antitetici, anzi, sono l’uno il complemento dell’altro. «Per vedere le cose bisogna sapersi spostare» dice «la fantasia è guardare il mondo da posizioni diverse». Il suo ultimo libro di filastrocche e di magnifici disegni, intitolato “Siamo tutti un po’ filosofi”, parla di diversità e di confini e dell’avventura del conoscere per provare «a mettere ordine in un sistemico e vasto disordine». «La vita è una continua ricerca di espansione dei propri confini» dice Fiorenzo «perché i confini possono essere taglienti, ma anche un posto ricco di scambi se si riesce a renderli fluidi». Nella sua casa di Santomato e in particolare nel suo studio-laboratorio, Fiorenzo ci conduce nella sua personale fucina di pensieri e di oggetti, in un viaggio affascinante tra tecnica, arte e filosofia.
Accanto agli amati libri del filosofo Karl Popper, spuntano come per gioco “I sapienti oggetti per dimagrire”: un cucchiaio sfondato, una forchetta con i rebbi saldati tra loro e una coltella senza lama. All’inizio di ogni discorso c’è sempre un oggetto, nella sua concretezza e materialità, ma non appena si pone la domanda «Che cos’è?», anziché portare ad una definizione, come vorrebbe il pensiero classico, scatena una ridda di ipotesi e di domande, perché «il dubbio è un moto perpetuo per scoprire, scoprirsi e per imparare a vedere». E’ una lezione di metodo ma anche di civiltà nelle relazioni umane, perché se ti apri alle possibilità sviluppi anche il rispetto dell’altro. Così, in una delle filastrocche della raccolta “Mettersi nei pasticci”, una linea retta e una curva s’incontrano e dapprima pensano di essere ciascuna migliore dell’altra per poi scoprire: Che l’esser diversi è assai prezioso / per fare un mondo giusto e gioioso / in silenzio allora si preser per mano / una linea mista tracciaron nel piano / Insieme disegnarono le cose del mondo / che un po’ è retto e un po’ rotondo.
In realtà non viviamo in un mondo, ma in quello che Fiorenzo Gori chiama «un plurimondo» in cui siamo: Guidati dal nostro incerto sapere / che l’ignoto pian piano ci lascia vedere. Guai allora, anche nella scienza, ma soprattutto nella vita, ad affidarsi unicamente alla ragione (Non si è capito che essa da sola / nessuno libera e pochi consola). Sentimento, ragione, passione e sogno /sono strumenti di cui abbiamo bisogno. / Se sapremo tenerli tutti ben intrecciati / meraviglie e stupori saranno conquistati. Quando un insegnante e un artista, come Fiorenzo Gori, sa suscitare meraviglia e stupore non resta che ringraziarlo per il dono della sua opera.