di David Colzi. Foto: Gabriele Bellini.
marzo 2022
Autrice di testi teatrali, performer, ideatrice di laboratori, ma anche creatrice di capi di abbigliamento e persino un po’ pittrice. Insomma Francesca Sarteanesi è un turbinio di idee e progetti, quindi la prima difficoltà che incontriamo parlando con lei, è capire quale sia il suo mestiere. «Principalmente scrivo e recito per il teatro, fin dal tempo de Gli Omini, quindi dal 2006» precisa lei. «Il mio mestiere è quello». Infatti noi la prima volta l’abbiamo conosciuta proprio nell’ambito del trio teatrale “Gli Omini”, creato assieme a un altro montalese, Francesco Rotelli, e dal pistoiese Luca Zacchini.
Ma dal 2018, Francesca lavora “in proprio”, mantenendo però la stessa modalità creativa sviluppata ai tempi del trio; quindi taccuino e registratore in tasca e orecchie tese verso le persone comuni, in modo da carpire discorsi, parole e suggestioni tratte dal quotidiano, con particolare attenzione alla dimensione delle periferie, dove tutto è concentrato e identificabile in maniera più immediata, soprattutto per quanto riguarda le relazioni umane, dove, aggiunge la nostra attrice «sono più poetiche anche le solitudini».
Eppure, ci rivela Francesca, dopo la fine dell’esperienza con Gli Omini non era nemmeno tanto sicura se proseguire col teatro, ma alla fine la passione ha vinto, e da allora ha messo in scena due nuove opere: “Bella Bestia”, nel 2019 e l’ultimo “Sergio”, del 2021. Il primo è uno spettacolo scritto e interpretato assieme a Luisa Bosi, mentre il secondo è stato scritto assieme a Tommaso Cheli, ma interpretato solo da Francesca in forma di monologo.
Chiedendo di più su questa ultima fatica teatrale, Francesca ci spiega che nonostante la sua sola presenza sulla scena, lei non percepisce questo spettacolo come un monologo, perché Sergio, questo marito immaginario con cui parla, è presente e in qualche modo, nonostante la sua assenza, risulta lì sul palco. Insomma, secondo Francesca, è un dialogo a tutti gli effetti: «E’ uno spettacolo asciutto, dove non c’è nulla e si vede tutto». Suggestioni a parte, Sergio impegna l’attrice per una cinquantina di minuti e lei non ci nasconde la grande fatica nel tenere il pubblico legato alla trama per tutta la durata di questa traversata in solitaria. Ma i riconoscimenti e le rappresentazioni in giro per il centro e il nord Italia danno un responso chiaro: lo spettacolo piace. Non a caso le è valso la quasi vittoria agli Ubu 2021, ovvero gli “Oscar” del teatro italiano. E pensare che lei, il giorno delle nomination, si era collegata alla radio solo per curiosità, tanto per sentire quali colleghi erano in lizza.
Poi, quando hai sentito che fra i tre nomi, nella categoria Attrice/performer, c’era il tuo? «Incredulità; sono rimasta frastornata per una settimana». Anche se alla fine non l’hai vinto: che soddisfazione! «…Un premio riservato solo ai grandissimi» prosegue Francesca. «E’ uno di quei pensieri che neanche ti sfiorano la testa». Talento, attenzione ai particolari, un po’ di ironia, sono i tratti distintivi di Francesca e questi suoi primi spettacoli ne sono la prova, e sicuramente saranno gli ingredienti anche per i prossimi. Sempre sul versante del teatro ironico, citiamo la performance di improvvisazione fatta assieme a Lella Costa, ad agosto 2020, presso la Fortezza di Sarzana all’interno della serata “L’ironia è donna”. Se volete, potete vedere tutto il match su YouTube.
Il fulcro di tutta la produzione artistica di Francesca sono dunque le parole: estrapolate, maneggiate, oppure decontestualizzate per focalizzarne i significati primari; a questo gioco “serio” non sfugge neanche un altro suo progetto, quello delle frasi scritte sui maglioni, che possiamo chiamare “Almeno nevicasse”, in quanto è stata la prima scritta ricamata col punto catenella.
Ciò che partì come uno sfogo personale, impresso su una maglia che aveva in casa, si è trasformato piano piano in un progetto parallelo. Le scritte così sono cominciate a moltiplicarsi e la gente ha iniziato ad apprezzare i vari “pezzi unici” che altro non sono che maglioni vintage recuperati, restaurati e poi personalizzati. Complice di questo nuovo viaggio è l’insostituibile Rebecca Ihle, sarta e costumista di Prato (costumista anche per “Sergio”) e la modella Margherita Marzocchini, di Montemurlo. Sulla seguitissima pagina di instagram @almenonevicasse potete vedere la miriade di scritte che sono uscite fuori dal genio di queste due donne, la cui originalità non è passata inosservata neanche a Glamour e Vanity fair, dove sono state recensite positivamente. Persino gente dello spettacolo come Geppi Cucciari o Justine Mattera hanno acquistato un loro pezzo unico, così come altri clienti in Europa o in America. Se volete conoscere meglio questa storia, potete andare su noidiqua.it e, sulla pagina di Montale, digitare: Francesca Sarteanesi – pensieri scritti sulle maglie.
Quel che a noi interessa ora di questo progetto, è che in qualche modo si è fuso col teatro, perché da circa due anni, Francesca ha iniziato a realizzare su richiesta, laboratori teatrali di improvvisazioni, scrittura creativa e drammaturgia in tutta Italia (con una puntata anche a Lugano) dove, partendo da un processo creativo particolare, i partecipanti riescono a trovare la loro frase e a ricamarsela da soli su un maglione. Si tratta sempre di tre giornate con un numero limitato di persone. Il primo giorno interviene solo Francesca, il secondo arriva anche Rebecca e il terzo le raggiunge la modella Margherita.
Esperienze riuscitissime, e la soddisfazione di tutti è palpabile nei vari video di YouTube. Magari, sorriderete pure voi, guardando qualche uomo alle prese col ricamo o qualche senior alla prima esperienza teatrale. Infatti ogni laboratorio si conclude con una piccola performance dove i protagonisti del corso indossano i loro maglioni, recitando testi che sono venuti fuori dalle interviste.
Rimanendo in tema cucito: qual è la tua frase preferita, tra le novecentosessantacinque che avete scritto sui maglioni? «“Faccio presente” mi piace molto» conclude Francesca Sarteanesi «per le sue molteplici possibilità interpretative». …E noi lo terremo presente.