di David Colzi. Foto: Gabriele Bellini.
settembre 2019
Ai tempi della scuola mi innamorai delle incisioni del pittore tedesco Albrecht Durer, di cui “Melanconia” è forse l’opera più famosa. Un mio professore, anch’egli incisore, mi confidò che spesso gli artisti, persino quelli più esperti, affidavano i loro bozzetti alle botteghe per creare le stampe, oppure realizzavano in prima persona le incisioni in compartecipazione con le maestranze. Nulla di male o disdicevole, affermava questo mio insegnante, e persino artisti moderni come De Chirico facevano realizzare le loro opere su carta da Mastri incisori, apponendo infine la firma, solo se il risultato era soddisfacente. Si narra addirittura che il grande Salvador Dalì, in vecchiaia, autografasse fogli in bianco sui quali poi gli assistenti aggiungevano le immagini; questo, fra l’altro, pare abbia alimentato il mercato dei falsi. D’altronde, mi spiegava questo professore, l’incisione prevede attrezzature specifiche, diversi passaggi e rapidità nell’esecuzione sulla carta, quindi solo chi fa quel mestiere tutti i giorni sa come muoversi senza rovinare tutto, e spesso per realizzazioni complesse ci vogliono più persone. Non nascondo che quelle rivelazioni mi fecero “cadere le braccia”, portandomi a riflettere su quanti bravi artigiani avessero dato il loro apporto all’arte, incisa o meno, contribuendo a rendere immortali gli artisti, senza però diventare famosi a loro volta.
Con questo pensiero in testa, sono andato a trovare un ottimo artigiano dell’arte, Gabriele Sichi, che per oltre 40 anni è stato l’idraulico della Fattoria di Celle, nota tenuta pistoiese, al cui interno sono contenute tantissime opere di artisti nazionali ed internazionali, molti dei quali hanno creato le loro installazioni nel parco della fattoria, all’interno di un percorso di arte ambientale.
In pratica, il lavoro di Gabriele comprendeva in primis la manutenzione di tutti gli impianti idraulici della fattoria, ma anche l’affiancare gli artisti per la realizzazione delle opere esterne che richiedessero l’ausilio dell’acqua, in un luogo, fra l’altro, dove questa non manca. Così ha avuto la possibilità di lavorare gomito a gomito con artisti del calibro di Dani Karavan, Mauro Staccioli e Hidetoshi Nagasawa. Utile è stata per lui anche l’esperienza di saldatore, un lavoro fatto in gioventù, che gli ha permesso di dare il suo contributo anche a quelle installazioni che necessitavano del ferro, sebbene la fattoria avesse il suo fabbro.
Sfogliando assieme a Gabriele il libro “arte ambientale – fattoria celle – collezione gori”, sono venuto a conoscenza di tante curiosità, perché a lui basta vedere un’opera fotografata che subito si ricorda di un particolare problema risolto, oppure gli torna in mente un aneddoto sull’artista, o ancora la soddisfazione nel vedere il risultato finale, magari dopo tanto lavoro, spesso protratto in prossimità dell’inaugurazione. Fra le mansioni di Gabriele, c’è stata anche la manutenzione quotidiana delle opere, che consisteva sia nel riparare eventuali danni, sia ne mantenere pulito intorno alle installazioni, oppure nel lavare le parti che col tempo si potevano macchiare, tipo le superfici in marmo.
«Alla Fattoria di Celle sono andato per lavorare… ma soprattutto per imparare» confessa sorridendo il nostro idraulico artista; e questa non è certo una frase di circostanza, perché basta fare un giro all’interno o all’esterno della sua abitazione per vedere quanta creatività è stata portata a casa, grazie alla sua manualità. Innanzitutto il cancello che mi ha accolto all’entrata presenta già delle forme che ricordano una scultura astratta; poi il vialetto e tutto il camminamento che porta verso il suo orto rigoglioso, è realizzato da sassi bianchi incastrati a mano uno per uno, a formare dei motivi geometrici, o dei vortici. Persino il lavatoio esterno, i tavoli, i muretti, la vasca dei pesci, il barbecue o il pozzo, sono tutti impreziositi dalla creatività di Gabriele, che li ha realizzati unendo funzionalità e arte, tanto che alcuni di essi non hanno niente da invidiare a certe opere ambientali. Una menzione speciale la merita senza dubbio l’altalena che con il suo basamento circolare e la sua struttura “spanciata”, ricorda proprio una scultura. Nel centro, sotto la seduta, una dedica riporta: “Il mondo è un’altalena”. Molto bella è anche la cucina progettata da Sichi, la cui particolarità è quella di essere tutta in marmo… persino la cappa!
Per me è stato un piacere gironzolare per questa “aia d’artista”, anche perché Gabriele mi ha regalato aneddoti e spiegazioni affascinanti su come sono nate le sue creazioni o sulle dediche che si trovano incise qua e là. Ci soffermiamo anche a vedere il suo bel presepe esterno realizzato in rame, che nel dicembre 2018 lo ha fatto salire agli onori della cronaca locale. La cosa che più stupisce è comprendere che tutto quello che ha realizzato è stato fatto con pazienza negli anni nelle poche ore libere a disposizione, magari dopo aver lavorato una giornata intera a Celle, oppure in qualche casa dei montalesi. A riguardo lui assicura: «Qualsiasi lavoro va fatto con passione per non sentirne il peso, e per me è stato così». Quindi lei non riposa mai? Nemmeno adesso che è in pensione? «Solo quando mangio! In quel caso me la prendo davvero comoda, altrimenti riposo e dormo poco, perché sono sempre a progettare qualcosa». Va detto che Gabriele Sichi ha sempre avuto una certa predisposizione per l’arte fin da ragazzo e nella sua nativa Popiglio ha frequentato anche uno scultore americano, che aveva notato in lui un certo talento.
Dopo una mattinata in sua compagnia l’ho salutato e lasciato ai suoi progetti, fra cui quello di creare un gioco d’acqua grazie ad una polla che ha nell’orto (tanto per rimanere in tema), e sono tornato verso la macchina con un solo cruccio: sarebbe stato bello fare un giro su quella “altalena d’artista”!