di Marco Bagnoli Foto: Gabriele Bellini
Febbraio 2013
Assecondando le nostre abitudini, anche questa volta siamo andati in casa dell’artista per farci raccontare la sua storia. Geniale Ruffa nasce a Mileto, vicino Catanzaro, ma la famiglia si è trasferita a Agliana quando ancora non aveva sei mesi. Poi un bel giorno ha preso moglie e si è accasato qua a Montale – che sembra un attimo, ma ormai sono più di trent’anni. Fine della storia, direte voi. Eh, no, la storia continua, ma soprattutto comincia. Comincia ad Agliana, nella parrocchia di San Niccolò, per la precisione, nel circolo Arci che sta davanti alla chiesa: siamo nei primi anni sessanta e i giovani non sanno come riempire le giornate – niente internet, niente Facebook né telefonini, non c’è neppure la televisione al pomeriggio in questo paese di provincia ancora pieno di strade sterrate. L’iniziativa parte da qualcuno del circolo, Brandisio, che faceva il tessitore ma era anche appassionato di arte – la butta un po’ lì – magari si potrebbe mettere a disposizione una stanza per delle attività, che so, arte o cose così. L’idea è buona, ma il merito è degli stessi ragazzi, che sanno cogliere al volo l’opportunità, per niente scontata, di combinare qualcosa del loro tempo libero.
Geniale si fa avanti nel 1965, varca la soglia del Gruppo popolare di pittura “Il Circolino”, dopodiché niente sarà più come prima. Assieme a lui ci sono Paolo Palandri, Magni Magnino, Giovanni Giagnoni, ragazzi qualunque che sapranno lasciare il segno; la prendono un po’ come uno scherzo e i loro inizi sono quelli di tanti altri, si mettono a dipingere, a fare ritratti, con le tele, i colori e i pennelli messi a disposizione dal circolo. Fin da subito si tengono in contatto con quello che accade intorno a loro, a Pistoia, Montecatini, Viareggio.
Negli anni Ottanta a San Niccolò prende forma il Centro arti visive, mirabilmente fornito di ben due camere oscure: qui si sperimenta l’estro dell’obiettivo e la possibilità di lambiccare le emulsioni e i fissatori non solo sulla carta, ma anche sulla tela e sulle pietre. Lavorare con la fotografia costringe i nostri giovani talenti a confrontarsi direttamente con quello che sta loro attorno, con la realtà materiale degli oggetti e degli ambienti nei quali si imbattono quotidianamente. È del tutto naturale quindi che gli scorci e le vedute dei muri e degli stanzoni delle filature, entrassero a sbirciare nella finestra dell’inquadratura e lo stesso accade con le minute componenti di quei mitici anni sessanta, ormai alle spalle, destinati a rimanere scarti dell’era industriale, se non ci fossero l’occhio, la mano e la barba meditativa dell’artista a farne buon uso.
Non sarà un caso se Geniale entrerà anche nel gruppo culturale il “Mestolo”, che verso gli anni Novanta si preoccupa della conservazione della memoria contadina. Nel corso degli anni Geniale appoggia le sue creazioni sulle pareti e sui cavalletti di Lucca, Firenze, Bologna e Roma, per tornare a Montale e fare un salto fino in Francia. Nel 2012 è nuovamente alla Smilea, mentre capita ancora che la sua passionaccia stupisca persino i suoi, la moglie Luciana, o magari suo nipote Matteo. Oggi Geniale è impegnato in un corso d’arte coi bambini dell’asilo di Fognano – ha detto loro di portare tutto quello che gli piace – le figurine, le carte delle cioccolata – dopodiché ciascuno mischia i propri tesori con quelli degli altri, e poi pescando a caso cominciano a fare il loro collage. Chiunque sappia fare una piccola cosa fa un’opera d’arte, si tratti di disegnare un paio di pantaloni di tela o di legare due piante per un innesto; l’arte è dappertutto e tutti quanti a modo loro sono artisti, dice Geniale. Il suo unico cruccio è vedere tutte quelle persone che prima si ritrovavano per stare insieme a parlare di tante cose e che oggi si sono disperse; quindi si fa avanti e si offre come referente, perché gli spazi ci sono, basta solo aver la voglia di riempirli.