di Giacomo Bini. Foto: Gabriele Bellini
giugno 2020
Musicista e medico, compositore di successo, vince a Sanremo nel 2004 con “L’uomo volante” di Marco Masini, poi decide di ripartire da zero con una nuova professione, si iscrivendosi a medicina, si laurea e ora è specializzando a Careggi in medicina dello sport.
Goffredo Orlandi è uno che non si accontenta e le sfide con se stesso non gli fanno paura. E’ un uomo con due passioni, la musica e la medicina, e due professioni. Eccelle al pianoforte e se la cava alla grande anche con lo stetoscopio, pentagrammi ed elettrocardiogrammi per lui non hanno segreti. Ci ha accolti nella sua casa in mezzo alla campagna di Chiesina Montalese. Sul pianoforte, nel suo studio, campeggia la statuetta dei vincitori di Sanremo insieme ai libri e agli spartiti.
Ma perché un musicista che tocca i vertici nazionali sente il bisogno, a quasi quarant’anni, di affrontare il test di medicina? «Intanto la passione per la medicina l’ho sempre avuta, fin da quando ero bambino» spiega Goffredo Orlandi «e poi non mi ha mai abbandonato la voglia di scoprire cose nuove e così ad un certo punto ho deciso di rimettermi in gioco».
Riprendiamo allora dall’inizio, cioè dal primo Goffredo, quello che studia al Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, si laurea nel 1990 col massimo dei voti e inizia un’attività di pianista e arrangiatore. Com’è arrivato a comporre canzoni per alcuni importanti cantanti italiani? «Ho lavorato col produttore e compositore Giancarlo Bigazzi e poi è stato fondamentale il rapporto con il paroliere Giuseppe Dati che mi ha dato la possibilità di emergere come compositore». Orlandi nel 1996 ha firmato “Mi dispiace” per Laura Pausini, poi ha realizzato alcuni CD come compositore di musica di varia ispirazione, dall’etnico alla new age, e nel 2000 c’è stato il primo approdo a Sanremo come direttore d’orchestra con Marco Masini per il quale scrive la canzone “Il Giorno di Natale”.
Gli anni duemila sono caratterizzati da un’intensa attività di compositore: scrive “Don Chisciotte” per Guccini (300mila copie vendute), compone l’“Ave Maria Jubilaei” eseguita davanti al papa Giovanni Paolo II, trionfa a Sanremo come autore dell’“Uomo Volante” cantata da Marco Masini che diventa Disco di platino. La collaborazione con Masini continua l’anno dopo con un’altra partecipazione a San Remo come autore della canzone “Il mondo dei sogni” e con il disco “Il giardino delle api” di cui scrive tutte le canzoni. Parallelamente, oltre alla collaborazione con autori internazionali che lo porta a conquistare il disco d’oro con la cantante Gosia Andrzejewicz, Orlandi lavora molto per diversi anni con Mediaset, componendo musiche per documentari e sigle per trasmissioni televisive come il quiz “Fattore C” condotto da Paolo Bonolis su Canale 5.
A un certo punto però, dopo una decina d’anni di lavoro nella musica, scatta la voglia di rilanciarsi in un altro campo risvegliando il sogno mai sopito di fare il medico. Ecco allora il test per entrare a medicina e la trafila degli esami. Uno studio impegnativo, specialmente alla soglia dei quarant’anni. «Mi ha aiutato l’autodisciplina che avevo imparato studiando musica» dice Orlandi «ho avuto anche i miei momenti di difficoltà. Per esempio l’esame di istologia, stavo per non presentarmi, poi sono andato e ho preso trenta e lode, questo mi ha dato la spinta ad andare fino in fondo. Da allora non ho più mollato ed eccomi qua». Una volta diventato medico Orlandi non ha abbandonato la musica, anzi l’ha quasi riscoperta. «La musica è parte di me» dice «sono tornato alle origini, alla musica classica, suono il pianoforte, faccio concerti, ho ripreso in mano Chopin , vado a lezione di pianoforte per perfezionarmi sempre più». Orlandi ha in programma concerti alla Mabellini di Pistoia, a Pietrasanta e anche alla Smilea di Montale.
C’è qualcosa che unisce la musica alla medicina? «Secondo me sì, come musicista ho sempre cercato di dare emozioni agli altri e anche per il medico è essenziale proiettarsi verso gli altri, stabilire con loro un rapporto non solo professionale ma anche emotivo, la medicina per me è una materia umanistica».