di Giacomo Bini
dicembre 2020
In questo momento in cui i medici di famiglia sono in prima linea nella battaglia contro il virus, ci è sembrato doveroso dare il giusto risalto all’esperienza umana e professionale di un medico montalese, il dottor Guglielmo Sforzi, che esercita la professione in paese da 36 anni, svolgendo quotidianamente un servizio prezioso per la collettività. Montalese di nascita e di famiglia, laureato in medicina nel 1982, il dottor Sforzi ha stipulato la convenzione con l’Asl nel 1984 e da quel momento ha ricevuto nel suo ambulatorio ed ha visitato a casa generazioni intere di montalesi, impartendo cure e consigli con la competenza e anche il senso pratico che lo caratterizzano. Nel 1987 il dottor Sforzi ha conseguito la specializzazione in pediatria ed ha iniziato anche l’attività di specialista. «Quando ho iniziato a fare il medico di famiglia a Montale avevo zero assistiti», racconta il dottor Sforzi, «il fatto di essere un giovane medico nato e cresciuto in paese non mi ha certo facilitato, ma a poco a poco ho conquistato la fiducia delle persone e nel giro di qualche anno, sono arrivato al massimale, cioè al numero massimo di assistiti consentito e su quel livello sono ancora. E’ una professione che ho sempre svolto con piacere e che mi ha riservato molte soddisfazioni».
Guglielmo Sforzi si è diplomato all’Istituto Tecnico Industriale di Pistoia e si è iscritto alla facoltà di medicina nel 1974 quando a Montale i giovani che proseguivano gli studi dopo la scuola dell’obbligo erano pochissimi e quelli che facevano l’università si contavano sulle dita di una mano. «Fin da bambino avevo la passione di fare il medico», racconta il dottore, «che è nata vedendo all’opera il medico condotto di Montale dell’epoca, il dottor Fidalmo Butelli, una figura che mi ha sempre colpito. Ma la spinta decisiva ad iscrivermi a medicina, dopo la maturità all’Iti, è venuta dall’amico e compaesano Claudio Bigagli, sì proprio l’attore e regista di origini montalesi, fu lui che mi disse “vieni con me, iscriviamoci insieme” e così facemmo nell’ottobre del 1974. Poi, dopo qualche mese, Claudio lasciò la facoltà per andare a Roma all’accademia di arte drammatica. Io continuai da solo: ricordo che usai i miei pochi risparmi per comprare un libro di anatomia che costava 94mila lire. Superai bene i primi esami e sono andato avanti fino alla laurea. Con me c’era solo un’altra collega montalese, la dottoressa Monica Vivarelli».
«Ambizione, orgoglio, volontà di fare e di emergere» sono le motivazioni indicate dal dottor Sforzi come le leve psicologiche fondamentali che lo hanno portato a diventare un affermato e stimato professionista. E ora, dopo tanti anni di carriera, è arrivata la sfida forse più impegnativa, quella della pandemia. «Ieri ho risposto a 110 telefonate», racconta il dottore, «e a mezzanotte e mezzo ero ancora a fare ricette e certificazioni. La pressione su di noi è notevole soprattutto dal punto di vista degli impegni burocratici; basti pensare ai certificati che dobbiamo fare alle persone che hanno avuto contatti con i positivi. Per fortuna con altri colleghi dal 2012 abbiamo attivato un sistema di medicina di gruppo, che ci aiuta nelle difficoltà di gestione, ci sosteniamo a vicenda, ci confrontiamo. Per esempio, per evitare assembramenti, abbiamo attivato un ambulatorio apposito per le vaccinazioni anti-influenzali in uno spazio concesso dall’Asl nel distretto di via IV Novembre».
Quale consiglio dà su come comportarsi per vincere la guerra contro il virus? «Per prima cosa i cittadini devono avere paura del virus», dice il dottore, «non sottovalutarlo e così potranno difendersi a beneficio di se stessi e degli altri».