di Giacomo Bini
giugno 2023
“Progetto Cometa per il Sociale”, associazione di Promozione Sociale con sede a Montale – trattata nello scorso numero – tra i vari progetti messi in programma, ha visto da poco la conclusione de “La logica del rimedio”.
Abbiamo incontrato l’architetto Guido Mitidieri ideatore e accompagnatore del percorso svoltosi presso i locali del centro polivalente G. Nerucci di Montale. Il ciclo di incontri si è svolto nel periodo tra Marzo e Maggio 2023 e ha inteso affacciarsi, ci racconta Mitidieri, verso il significato di fondo di quell’atteggiamento originario dell’uomo che è la volontà di salvezza dalla sofferenza e dal dolore, e del fondamento di quella logica-base che presiede allo sforzo di escogitare rimedi all’evidenza del passare del tempo.
Guido Mitidieri, dopo aver conseguito la laurea magistrale in architettura nel 2015 a Firenze, nel 2016 si trasferisce in Finlandia dove muove i primi passi come architetto libero professionista e artista concettuale indipendente, ricoprendo diversi ruoli in molte realtà locali. A partire dal 2021 segue il Master in “Death Studies and the End of Life” presso l’Università degli studi di Padova, dove consegue il titolo in tanatologia e comincia ad approfondire in maniera sistematica il significato della “domanda originaria”: “ti esti– che cosa è”, e le sue implicazioni con il mondo pratico, così apparentemente lontano da questi concetti astratti. Questo primo ciclo si è svolto in cinque appuntamenti: “La bellezza come Rimedio”, “L’orizzonte e il significato”, “Trasformazione e divenire”, “Memoria, morte e identità” e infine una presentazione di interviste “Dignity Therapy”.
Quando domandiamo cosa pensa di aver ottenuto con questi incontri Mitidieri risponde che proprio in uno degli incontri si è soffermato sul verbo “arrivare”. Durante l’intervista riporta un esempio a lui caro fatto proprio in uno dei pomeriggi: «Ho disegnato un sentiero che portava alla porta di una casa e ho posto questa domanda: se la Verità abita nella casa, il sentiero è dentro o fuori dalla Verità?. La risposta è che il sentiero è evidentemente fuori dalla casa della Verità. Il concetto è che alla Verità non ci si arriva con cammini e pratiche di vario tipo, ma è ciò in cui originariamente siamo». Durante gli incontri il nostro tanatologo ci dice di aver essere ricorso a vari espedienti per facilitare la comprensione ad un pubblico di non addetti ai lavori, aiutandosi di volta in volta con oggetti e grafiche originali; come nel quarto incontro, quello a suo dire più gradito e interessante dove ha portato nella sala convegni del Centro Nerucci una piccola colonna greca e una pila di vasi da giardinaggio. Con questi due oggetti ha voluto cercare di far comprendere il grande sogno della filosofia tradizionale e il suo inevitabile tramonto. La colonna come mezzo di salvezza dal pericolo su cui si sale sopra, portandosi su un piano più alto rispetto all’instabilità e precarietà del vivere e in questo modo rimanendo in-columi. La forma e la figura della colonna proporzionata, realizzata secondo misura, esprime la condizione per cui l’uomo si salva dalla sofferenza e dal dolore contemplando l’armonia divina del tutto. Dall’altra parte la pila di vasi di plastica ad indicare la contemporaneità, dove, tramontati gli immutabili, a salvare è la capacità dell’uomo di cantare l’impotenza di qualsiasi tentativo da lui intrapreso di salvarsi dalla morte. Gli incontri si sono conclusi con la prospettiva inaudita, che è destino dell’uomo quello di mettere in discussione la sua fede fondamentale, ovvero quella di essere un mortale, facendo riferimento agli scritti del compianto filosofo bresciano Emanuele Severino.