di David Colzi
dicembre 2020
La storia, lo sappiamo tutti, non è una linea retta, ma un percorso fatto di tanti rivoli, talvolta carsici e spesso i fatti, le fonti certe, non sono esaustive per comprendere il passato delle piccole realtà locali. Basti pensare a quante ipotesi ci sono sul nome delle frazioni, o addirittura dei Comuni. Anche noi, che negli anni abbiamo cercato di raccontare le origini dei nostri paesi, abbiamo usato spesso avverbi come, “probabilmente”, o frasi del tipo, “si potrebbe ipotizzare che”. Stavolta non saremo da meno, perché cercheremo (ecco un altro verbo incerto), di ricostruire il nostro territorio in epoca romana, un centinaio di anni prima di Cristo, arrivando infine ad ipotizzare (ops!), il perché della forma di una strana struttura di case situate a Stazione, che i vecchi di una volta chiamavano “Il Castello”. Visibile tutt’oggi, si tratta di un nucleo situato all’imbocco di via Pacinotti, davanti alla piccola rotonda che porta al parcheggio di Stazione. Ancora una volta il nostro compagno di viaggio sarà Bruno Tempestini, “Ispettore Onorario per i Beni Archeologici per i Comuni di Agliana, Montale, Quarrata e Montemurlo”, che grazie alla sua grande conoscenza della storia locale, ci aiuterà a tenere il più possibile la “barra dritta”, in modo da affidarci prima di tutto a ciò che c’è di certo, per poi volare un poco con la fantasia.
Di sicuro sappiamo che la zona situata fra la stazione e il ristorante “Il Binario” era già abitata in epoca romana, poiché lì sono stati ritrovati, proprio grazie a Tempestini, reperti che testimoniano un insediamento, forse un complesso di case che prevedeva più nuclei. A sottolineare l’importanza dei dintorni, c’è persino una mappa realizzata nei primi anni dopo Cristo, la “Tabula Peutingeriana”. Arrivata a noi grazie alla copia realizzata in epoca medioevale, è composta di 11 pergamene, utili per fornire ai viaggiatori una carta stradale con la quale muoversi per vie e insediamenti dell’impero. Ebbene, la nostra zona non era segnalata con un cippo miliare, bensì con una nome, “Hellana”, da cui si ipotizza l’origine del toponimo di Agliana. Questa è una notizia importante, perché fa intendere che qua si doveva trovare verosimilmente un complesso strutturato già da tempo, forse una stazione di posta per i viandanti. Non è un caso quindi se Tempestini, assieme ad altri, ha rinvenuto tracce di insediamenti romani anche a San Piero, San Niccolò e Spedalino (a riguardo, sul nostro sito Noidiqua.it, si può leggere “I siti di epoca romana fra Montale e Agliana”). Questo ci dice senza ombra di dubbio che quantomeno vi erano una serie di case interconnesse, probabilmente ripartite con centuriazioni precise, come lascia supporre anche il nome Smilea, che alcuni fanno risalire al termine a “mausoleum”, nome dato dagli agrimensori romani a certi cippi posti a delimitare le centurie.
A questo punto della storia alcuni lettori avranno un po’ di labirintite, chiedendosi: Ma si parla di Agliana o di Montale? In verità di entrambi, perché in epoca romana, gli attuali comuni non erano separati dal torrente Bure, che venne deviato da Pistoia verso di noi solo durante il Medioevo, quindi va considerato il tutto come un unico territorio pianeggiante.
Spostandoci ora sul versante montalese del fiume, un indizio che ci potrebbe far pensare alla presenza di un nucleo abitativo concentrato e strutturato a Stazione, lo ritroviamo nel termine Compietra, che oggi è il nome di una piccola via laterale, ma che in origine partiva da Stazione, precisamente dall’attuale Via Pacinotti, e arrivava verso il centro passando dai campi. Per ipotizzare il suo toponimo, è utile sfogliare la “Guida alle antiche strade romane”, edito dall’“Istituto Geografico De Agostini”, dove apprendiamo nel glossario della “Terminologia delle strade” che col termine Compenderia si segnalava una scorciatoia. Meno certo, ma altrettanto suggestivo, potrebbe essere l’origine del vecchio nome di Via Alfieri, sempre a Stazione, conosciuta localmente come “gli stradelli”. Sul perché di quella denominazione popolare, la nostra guida De Agostini ci offre uno spunto, quando parla del termine Limes, come di “una strada non lastricata né inghiarata (forse per associazione con limus), una stradella di confine in una centuriazione, quindi una viottola lungo i bastioni o i terrapiani difensivi. Divenne così sinonimo di confine e di frontiera fortificata”.
Adesso che abbiamo delimitato idealmente i dintorni, torniamo al nostro “Castello”. Viste le premesse, quelle case disposte quasi a semicerchio potrebbero indurci a credere che la struttura in origine facesse parte di una costruzione romana, infatti non è insolito vedere case edificate sopra edifici di quell’epoca (su tutti si pensi alla celebre Piazza dell’anfiteatro di Lucca, dove l’andamento ellittico delle case segue quello dell’antico anfiteatro del secondo secolo dopo Cristo, sopra il quale sono state erette). Significativo è senza dubbio che la scorciatoia, la Compenderia, iniziasse proprio davanti al “Castello”. Sulla storicità del posto, Tempestini aggiunge un altro tassello, ricordandoci che sotto la struttura vi sono archi a tutto tondo che servivano a smistare l’acqua che scendeva da Montale, per distribuirla fra i vari mulini e lavatoi. «Sarebbe utile tornare la sotto per fare un’indagine accurata e capire a che epoca risalgono con certezza, oltre a capire in che stato versano dopo la selvaggia urbanizzazione avvenuta qua negli ultimi 30 anni», afferma Tempestini. «Certamente, per come li ho visti io a suo tempo e riguardando le foto che ho scattato, dico che sono molto antichi».