di David Colzi
giugno 2021
Montale Alto oggi è un grazioso borgo abitato in una zona collinare dal quale, nei giorni di cielo sereno, si scorge in lontananza persino il cupolone di Firenze. Noi scommettiamo che chiunque passeggi da quelle parti senza conoscerne la storia, mai direbbe che un tempo proprio lì sorgeva un castello, eppure è così.
A farci da guida in questo ennesimo viaggio nei meandri della storia c’è sempre l’insostituibile Bruno Tempestini, “Ispettore Onorario per i Beni Archeologici per i Comuni di Agliana, Montale, Quarrata e Montemurlo”, che ci dice subito che la zona era già frequentata in epoca etrusca e questo lo sappiamo con certezza perché durante gli scavi per le varie ristrutturazioni delle case, sono emersi reperti, quali ceramiche e un muro. «Nella zona c’è anche una cisterna romana che ancora non è stata ben studiata», precisa Tempestini.
Comunque sia la nostra storia, quella fatta con date certe, inizia nel 1203 quando i pistoiesi, per tenere d’occhio la rocca di Montemurlo, conquistata dai Conti Guidi, decisero di munirsi di una loro fortificazione, per essere pronti a ricacciare il nemico nel caso intendesse spingersi fino a Pistoia. Così, il 9 marzo del 1206, venne inaugurato il castello di Montale con tanto di castellano, e per stimolare la popolazione a stabilirsi entro le sue mura, Pistoia diede addirittura degli incentivi. Da allora i dintorni di quella zona boscosa iniziarono a modernizzarsi, con strade e canalizzazione delle acque; in più vennero creati collegamenti con le strutture in piano, tipo la pieve di San Giovanni in Villiano, che esisteva già dal 900. Da qui in poi, per il castello di Montale inizierà una serie di alti e bassi (più bassi che alti!), a causa delle numerose guerre che insanguinarono il nostro territorio.
Infatti appena un anno dopo, nel 1207, ci fu il primo assalto ad opera dei Conti Guidi, che non avevano ben digerito la decisione dei pistoiesi di opporre una fortificazione a due passi dalla loro. Grazie all’aiuto dei fiorentini questi ebbero la meglio sui montalesi e, una volta vinta la battaglia, diedero tutto alle fiamme. Per fortuna nell’agosto di quell’anno, venne stabilito dai vincitori che la struttura non fosse rasa al suolo, quindi i pistoiesi poterono risistemarla, dando vita a una comunità rurale stanziale. Altra buona notizia è che nel 1230 i Guidi vendettero il loro possedimento di Montemurlo alla Repubblica Fiorentina, quindi per un po’ i montalesi tirarono un sospiro di sollievo, tanto che per una sessantina di anni le cronache non riportano nulla di significativo.
Bisognerà aspettare il 1296 per una novità, con l’insediamento nel castello di una importante figura amministrativa: il Podestà. Questo evento ha fornito agli storici informazioni più dettagliate dell’abitato: si parla di un cassero, di torri, di porte, fossati e cisterne per l’acqua potabile. Insomma si trattava di una struttura imponente in piena regola. Purtroppo anche i nuovi vicini dei pistoiesi, i fiorentini, nel 1303 partiranno all’assalto della fortificazione, in quanto la città oggi capoluogo toscano, era passata ai Guelfi Neri e questi a loro volta si erano alleati con i lucchesi contro Pistoia. Dalle cronache apprendiamo che per vincere la guerra, le milizie fiorentine guidate da Pazzino de Pazzi, corruppero a suon di monete d’oro uno o più contadini montalesi, che in qualche modo favorirono l’assalto. Quindi tutto ricominciò da capo: distruzione, incendi e via di seguito. Stavolta però venne addirittura requisita la campana del castello e portata come bottino di guerra a Firenze, dove fu sistemata in vetta alla Volognana, la torre del Bargello. Tutt’oggi si trova là ed è conosciuta dai fiorentini come “La montanina”. Stavolta la fortificazione passò direttamente sotto il dominio dei Guelfi Neri fino al 1314, per poi tornare ai pistoiesi nel 1316.
Come si è già capito, il ‘300 è stata un’epoca tribolatissima, e infatti, appena 8 anni dopo, Pistoia passò sotto il dominio di Lucca e iniziarono nuove faide contro Firenze. Stavolta, per ordine dei lucchesi, tutti i possedimenti di confine vennero rafforzati e nel 1325, sul castello di Montale venne eretta una nuova grande torre. Ma ancora niente pace, perché appena un anno dopo Castruccio Castracani, il signore di Lucca, ordinò che tutte le fortificazioni del pistoiese fossero distrutte, dato che il suo esercito aveva iniziato a ritirarsi dal territorio e non voleva lasciare rifugi sicuri per l’esercito fiorentino. E tanti saluti al castello.
L’ultima testimonianza certa della sua esistenza risale al 1329, dove un inventario ci informa che nonostante avesse i muri distrutti, a Montale Alto esisteva ancora una grande abitazione dove risiedeva il Podestà; quindi la zona aveva perso il suo interesse strategico militare, ma manteneva ancora quello amministrativo. Ciò che restava delle antiche vestigia del fortilizio, venne abbattuto nel corso dei secoli, pietra dopo pietra, per ricavarne materiale da costruzione. Gli ultimi rimasugli delle creste di alcuni muri, furono depredate nel corso 1800. Quindi se dopo il 1300 la zona ha continuato ad avere un qualche valore lo si deve alla Podesteria, rimasta in funzione fino ai primi anni del XIX secolo, quando a seguito dei mutamenti istituzionali, venne spostata in piano. Per essere precisi, per tanto tempo questa si è divisa fra due sedi, come ci dice Tempestini, perché durante il periodo estivo si trovava a Montale Alto, mentre in inverno si trasferiva giù in pianura, in quell’edificio in angolo a Catena, che è stato non a caso la prima sede del Comune di Agliana nel 1913.
Infine, l’ultimo contributo alla vita pubblica di Montale Alto, si colloca durante il ventennio fascista, quando un edificio vicino alla piazzetta centrale venne adibito a “Casa del Fanciullo”.
Fra tutti gli edifici esistenti in zona, la Podesteria di Montale Alto, oggi casa privata, conserva le tracce più interessanti del suo passato. Basta entrare sotto il piccolo portico per vedere incastonati nel muro gli ultimi stemmi in pietra che i vari amministratori nei secoli hanno lasciato a testimonianza del loro insediamento, un po’ come vediamo più in grande, quando entriamo nell’androne della sede del tribunale di Pistoia. Di pregio è anche il grande affresco quattrocentesco che si trova su un muro interno, raffigurante una Madonna con bambino e Santi, che si ipotizza di scuola lucchese.
Purtroppo, come ci rivela Tempestini, non sempre i privati sono attenti, basta vedere alcuni prefabbricati a ridosso di muri antichi, oppure alcuni interventi “moderni” che cozzano un po’ con le vestigia medioevali della zona. «Il problema» polemizza Tempestini «è che non si può lasciare tutto al buonsenso dei cittadini; bisogna che le istituzioni vigilino, perché si tratta di una zona d’interesse archeologico riconosciuta. Anche noi, come Sovrintendenza, siamo stati presenti durante le ultime ristrutturazioni o il rifacimento delle strade, catalogando e portando via i reperti restituiti dal terreno; ma in posti come quelli ci vuole la presenza costante delle autorità cittadine, che, in sinergia con i proprietari, tengano in cura quel che ancora di buono c’è».