di Ferdinando Santini
giugno 2019
L’insufficienza venosa cronica degli arti inferiori (Varici e Telangectasie) rappresenta la terza patologia più diffusa, dopo allergie ed ipertensione arteriosa, che colpisce 19 milioni di italiani: il 40% delle donne e il 25% degli uomini. E’ insidiosa e sottovalutata, temibile per le sue complicazioni e per l’impatto socio-sanitario, quindi da non ridurre a semplice problema estetico.
Per vene varicose o varici si intendono quelle tortuosità e dilatazioni (i gavoccioli venosi) evidenti lungo il decorso delle principali vene superficiali della gamba. In posizione eretta, il ritorno del sangue (venoso), dagli arti inferiori al cuore, è facilitato dalla presenza di numerose valvole all’interno delle vene. La perdita di funzionalità di queste valvole di contenzione, associata ad alterazioni della parete elastica venosa, comporta la comparsa delle vene varicose (Teleangectasie sono quelle antiestetiche trame di capillari che compaiono sulle gambe di chi soffre di insufficienza venosa). Non esistono cause dirette ed evidenti che spieghino l’insorgenza della malattia.
Vi sono:
– Ipotesi patogenetiche (incontinenza delle valvole e debolezza della parete venosa per minore elasticità).
– Fattori favorenti la malattia (familiarità, sesso femminile e gravidanza, vita sedentaria, obesità, attività lavorative svolte in posizione eretta: parrucchieri, tessitori, panettieri, chirurghi, ecc).
Decorso.
Dalla fase iniziale (gambe gonfie con edema delle caviglie, sensazione di pesantezza, bruciore, scarpe che stringono, dolore e crampi notturni), che si accentuano in estate, si passa alla fase conclamata (comparsa di varici più evidenti, macchie brune, eczemi, cute arrossata indurita e dolente, fino a ulcerazioni e sanguinamenti) che può precedere quella delle complicazioni (tromboflebiti e possibile partenza di emboli verso il cuore e polmoni).
Diagnosi.
Necessario è sottoporsi a visita medica, anche specialistica, fin dai primi sintomi e segni, per poter analizzare, con un ecocolordoppler venoso, il circolo venoso superficiale, individuare le vene (valvole)“insufficienti” e lo stato del circolo venoso profondo, dirimente per eventuali interventi.
Come si curano?
Prevenzione. No a vita sedentaria. Contenere il peso corporeo nella norma.
Trattamento medico. Farmaci vasotonici che tonificano la parete venosa e riducono l’edema. Impiego di calze a compressione graduale e di bendaggi elastici, che favoriscono il ritorno del sangue venoso al cuore.
Trattamento ambulatoriale sclerosante. Con iniezioni sclerosanti o con l’uso della radiofrequenza per ottenere la chiusura di varici, dei capillari, eliminando le antiestetiche teleangectasie. Trattamento chirurgico. Si esegue con l’asportazione completa della piccola e grande safena, oggi molto perfezionata ed aggiornata nell’anestesia. L’avere una vena superficiale in meno non crea alcun problema alla gamba del paziente; il circolo venoso profondo e quello cutaneo riescono a drenare efficacemente le zone interessate dalla vena safena.
Trattamento endoluminale con Radiofrequenza. Prevede l’occlusione per via endovascolare della piccola e grande safena varicose. L’intervento risulta meno invasivo e può essere effettuato in anestesia locale.