di David Colzi
marzo 2022
Dopo aver parlato nel 2019 del Centro Visite della Cascina di Spedaletto, in qualità di punto di accesso montalese verso la riserva dell’Acquerino Cantagallo, abbiamo deciso stavolta di inoltrarci in quella stupenda area verde per conoscerne la flora e la fauna. A farci da guida ancora una volta c’è il dottor Massimiliano Petrolo, naturalista e guida ambientale escursionistica presso l’Ecoistituto delle Cerbaie, che conosce molto bene l’area e infatti ci snocciola subito le prime informazioni per farci capire le varie competenze, che sono molto diversificate.
Questa enorme riserva si sviluppa in gran parte (1.514 ettari) nel territorio demaniale regionale, sia nel distretto tirrenico, valle del Bisenzio, che in quello adriatico, valle delle Limentre. L’area però è anche in parte gestita dai carabinieri forestali, e parliamo della “Riserva Naturale dello Stato Acquerino”, cioè quella localizzata sull’Appennino settentrionale, nell’alto bacino del torrente Limentra. Qui si parte da un altitudine minima di 750 metri per arrivare ad una massima di 1.240, per un estensione di 243 ettari. Non solo: parte è anche “Riserva Naturale Regionale Acquerino Cantagallo”, che è quella di cui ci occuperemo. Quindi competenze e gestioni se le dividono lo Stato Italiano (parte pistoiese nei pressi della ex caserma forestale) e la regione Toscana.
Adesso con Petrolo parliamo di cosa ci aspetta una volta entrati in questo paradiso naturale dal lato Montale, quindi partendo da sopra Tobbiana, località Cascina di Spedaletto. Questo è secondo il nostro naturalista il punto più comodo, innanzitutto perché ci si arriva agilmente con l’auto e poi perché intorno al Centro Visite c’è il pratone dei faggi dove poter fare picnic in famiglia. Da qui partono molti sentieri, anche facili, per portare i bambini a spasso in mezzo alla natura. I più avventurosi invece, possono intraprendere escursioni impegnative di trekking che durano ore o addirittura giorni, appoggiandosi alle strutture ricettive, come il Rifugio Pacini a Pian della Rasa.
I boschi, complici i dislivelli di altitudine, si riempiono di castagneti e faggete; in particolare quest’ultime caratterizzano la maggior parte dell’area e tra di loro scorrono tanti corsi d’acqua, magari piccolissimi, ma fondamentali perché danno riparo a una fauna che qui trova uno degli ultimi rifugi. In particolare gli anfibi sono numerosi, ed essendo creature molto fragili, ci testimoniano l’ottimo stato di salute di questo scrigno prezioso per la biodiversità. Ci sono dalla “Salamandrina dagli occhiali” (specie endemica italiana), alla “Salamandra pezzata”, fino ai tritoni, ai rospi, alle rane comuni o anfibi come “L’ululone dal ventre giallo”. A riguardo Petrolo ci fa presente che tanti anfibi come quelli citati, una volta vivevano nella nostra Piana, oggi purtroppo irrimediabilmente antropizzata.
Se siete fortunati, fra questi animaletti molto timidi, potrete vedere anche il gambero di fiume o il granchio d’acqua dolce che da qualche anno è sceso fino a Striglianella e questo è un buon segno. Di rarità in rarità, avvisiamo che nel 2017 nei pressi di Cantagallo è stato fotografato persino il “fantasma dei boschi”, ovvero il “Gatto selvatico europeo”, considerato estinto nel pratese dal 1800. Poi come da altre parti, è tornato il lupo, che magari sentirete ululare in lontananza, e tendendo l’orecchio potrete avvertire il “Picchio rosso” intento a scavare il tronco di un albero, magari tra una risate e l’altra, perché a questo suono somiglia il suo inconfondibile richiamo. Con un po’ di pazienza potrete vedere animali che ci sono in gran numero, ma elusivi, come il ghiro, lo scoiattolo rosso, il cervo o il daino… «Ma non deve essere una caccia alla rarità» ci ammonisce Petrolo. «Lì tutto è una scoperta, dai piccoli fiori del sottobosco, fino agli alberi secolari che necessitano di più persone per essere abbracciati. Insomma è una foresta magica a due passi da casa, che va vissuta a pieno».
La “Riserva Naturale Regionale Acquerino Cantagallo” è di libero accesso e spesso associazioni o scuole, organizzano gite, giornate didattiche e altro ancora; a facilitare il tutto ci sono cartine del territorio, strutture come la Cascina di Spedaletto e tanti sentieri segnalati dal Cai. Inoltrandovi, potrete percorrere le vecchie stradine che in antichità portavano i pastori in transumanza verso i pascoli alti. La raccomandazione fondamentale è sempre quella di non partire per passeggiate o escursioni in solitaria.
Prima di salutarci Massimiliano Petrolo ci informa che da inizio marzo la Toscana, come il resto d’Italia, ha pubblicato le linee guida per la tutela dei “boschi vetusti” cioè quei polmoni verdi che hanno al loro interno alberi con un’età superiore ai sessant’anni. Questo permetterà un censimento preciso delle nostre piccole o grandi foreste; sarà quindi uno strumento fondamentale per la loro salvaguardia. Fino ad oggi purtroppo, come spesso accade in Italia, esisteva la legge, ma non i parametri per applicarla. Inutile dire che il nostro naturalista è già al lavoro per stendere la sua lista che comprenderà anche aree del nostro territorio.