di Marco Bagnoli. Foto: Gabriele Bellini
marzo 2017
Luisa Berti si è diplomata in pianoforte al Conservatorio Cherubini di Firenze nel 1995. Da allora, fino all’età di trent’anni si è cimentata in concerti e concorsi in Italia e all’estero, tra i quali uno vinto a Pisa e un dodicesimo posto a Venezia. Non si fa mancare lo studio di direzione d’Orchestra che le ha permesso di dirigere l’orchestra d’archi pratese per sette-otto anni e perfeziona il suo percorso musicale studiando didattica della musica, per potersi così concentrare su quello che realmente le sta a cuore, l’insegnamento musicale ai bambini, che tutt’ora porta avanti. Ma Luisa ha anche una seconda passione nella sua vita: la pistola.
All’età di trentasei anni, un’età dalla quale ben poco ci si sarebbe potuto aspettare, Luisa prova un giorno a sparare, così, tanto per provare, e scopre con sorpresa di esserci portata. Segue quindi la fase degli allenamenti e quella delle immancabili gare. Nella sezione di tiro a segno di Lucca, alla quale è affiliata, viene seguita da due istruttori di tutti rispetto, Maura Genovesi, olimpionica a Pechino e suo marito Nicola Pizzi, anch’egli nella Nazionale. Luisa stessa è un tecnico sportivo e allena ragazzi tra i quali già spicca un campione regionale nel 2014, categoria Giovanissimi, Pietro Stefani e un terzo classificato nel 2016, categoria Giovanissimi, Gabriele Bennici. Per gli allenamenti, vista l’assenza di strutture nel comune di Montale, Luisa si appoggia su Prato e Pistoia.
La pistola è una disciplina olimpica, suddivisa in aria compressa a dieci metri (P10) e pistola sportiva con colpi veri calibro 22 a venticinque metri (PSp); mentre la pistola ad aria compressa è considerata alla stregua di una racchetta da tennis ed è quindi soggetta alla libera vendita, quella con colpi veri necessità invece della maggiore età e del porto d’armi, sebbene il minore possa sparare col consenso dei genitori. Sono entrambe gelosamente custodite in cassaforte, ma non certo per l’incolumità di Antonio, marito di Luisa, perché spara anche lui, sebbene i risultati veri li riporta a casa lei. Milano, 12 luglio 2014 un Argento (P10); Bologna, 10-11 ottobre 2015 due Bronzi (P10 e PSp); Milano, 5 dicembre 2015 un Argento (P10), oltre a un Oro a squadra (P10 Regione Toscana, insieme a Torracchi Alessio, TSN Lucca e Jacques Mazzei, TSN Pietrasanta); Milano, 4 dicembre 2016 un Oro (P10). Detiene, inoltre, il record toscano sia di P10 donne (382 punti) che di PSp donne (577 punti).
Una bella conquista, tenendo conto del fatto che il tiro a segno esiste come disciplina olimpica sin dalla prima edizione delle olimpiadi moderne del 1896. La Toscana vanta in questo senso una grande tradizione, appena rinverdita dai recenti successi di Campriani e di Tesconi.
Abbiamo infine chiesto a Luisa quali siano le caratteristiche di un buon tiratore – e soprattutto cosa ci sia in comune col pianoforte. Il tiro a segno è una disciplina che non preclude alcuna condizione fisica – e non per niente la Nazionale italiana disabili è molto forte. Quello che viene richiesto, al di là anche di una buona vista, poiché si tratta per lo più di fissare un mirino a un metro di distanza, la caratteristica preminente è il controllo delle emozioni e la gestione dell’adrenalina in momenti di massima tensione come quando si è inquadrati dalla telecamera in una finale; in questo si può ritrovare parte del bagaglio insostituibile di un pianista, che è a sua volta chiamato a suscitare le emozioni di chi lo ascolta. In fondo premere un grilletto o sfiorare un tasto non è poi molto differente.