di Giacomo Bini. Ritratti fotografici: bellinigabriele.it
maggio 2012
Il pendolo creativo di Mauro Andreini oscilla da anni tra l’architettura e gli acquerelli, ma ultimamente sono i pennelli ad avere la meglio su lapis e squadra, quasi ad imporre il diritto della fantasia sulle leggi della materia. Beninteso, la progettazione resta un’attività fondamentale per Andreini, i cui progetti sono stati selezionati per rappresentare l’architettura italiana contemporanea alla mostra di Toronto in Canada e, prima ancora, erano stati scelti per le esposizioni di Tokyo e di Bruxelles, insieme a quelli di nomi celebri come Renzo Piano e Massimiliano Fuksas. Tra le sue opere più rilevanti va ricordata la chiesa e il centro comunitario di Firenze, nella zona di Careggi, un’altra chiesa a Bologna e complessi residenziali nella sua terra d’origine a Montalcino e in Val d’Orcia. Lui le definisce <<architetture fuori moda che stanno tra il buongoverno del Lorenzetti ed il paese dei balocchi>>.
Bologna. Nuova Chiesa e Centro sociale
Ma ora gli
acquerelli sembrano costituire il primo interesse dell’architetto montalese, che sta preparando mostre, pubblicazioni e conferenze illustrative delle sue opere. Anche nella sua ultima intervista radiofonica su
Raidue con
Enrica Bonaccorti è emerso più il pittore “visionario” che il progettista. Gli acquerelli non sono più un’attività parallela e in un certo senso ancillare rispetto all’architettura, come se costituissero una sorta di fuga nei mondi possibili e improbabili prima di immergersi nella progettazione di edifici reali nell’unico mondo esistente.
Nell’ultimo periodo le visioni degli acquerelli sono creazioni del tutto autonome dall’architettura.
<<In questi disegni non sono un architetto>> taglia corto Andreini, mentre ci mostra le ultime serie di acquerelli che raffigurano i primi segni di ricostruzione dopo la fine del mondo, oppure i ruderi di edifici riassorbiti inesorabilmente dalla natura, o anche situazioni di vita marginale, sotto i ponti o all’interno di cave o crateri. Rispetto alle prime
architetture immaginarie e anche rispetto ai
ritratti di luoghi che pure avevano un carattere metafisico, c’è stato un salto ulteriore verso il mondo della fantasia e forse del subconscio (tale percorso artistico si può apprezzare nel sito
www.mauroandreini.it).
Agli acquerelli si sono aggiunte, recentemente, altre opere assai suggestive, denominate foto-visioni, perché sono foto di paesaggi bellissimi della Val d’Orcia, la terra d’origine di Andreini, nei quali sono incastonate come d’incanto le immagini delle chiese, dei centri comunitari e dei complessi residenziali da lui progettati. Così le architetture ritornano a casa, sui campi arati e le dolci colline di Montalcino, cioè alla loro prima fonte di ispirazione. Mauro Andreini è nato a Sant’Angelo in Colle, in terra di Siena, ma da vent’anni vive a Montale con la famiglia e qui progetta e dipinge in un “pensatoio” da lui realizzato sotto il giardino di casa. Volendo indagare sul suo rapporto con Montale gli chiediamo se abbia realizzato progetti in paese o nella zona pistoiese: <<In vent’anni, mai fatto un progetto a Montale>> risponde Andreini <<probabilmente in questi luoghi di provincia ci sono filiere molto chiuse, che vanno dal progettista al costruttore e che difficilmente si aprono all’esterno e nelle quali non riesce ad entrare la qualità. Da quando vivo qui a Montale, mi pare che la qualità non sia stata mai al primo posto nel pensiero delle amministrazioni e degli operatori del settore e ciò che è stato costruito ne è la conseguenza>>. Visionario, l’architetto Andreini, ma anche osservatore attento, con occhio acuto e critico, della realtà che lo circonda.