di David Colzi
marzo 2021
Marco Venturi, 48 anni, vive a Montale dal 2014, assieme alla sua compagna Elisa e i suoi due figli: Mattia e Irene. Il suo volto risulterà certamente familiare a coloro che frequentano la sede centrale della Banca Alta Toscana a Vignole, perché lì gestisce il centro sala dell’agenzia, rimanendo sempre a contatto con il pubblico.
Noi lo abbiamo incontrato perché recentemente è stato dato alle stampe il suo primo romanzo, “Morte alla fine dei social”, edito da Altromondo Editore. Una storia dai forti legami con l’attualità, che parte da quello che gli americani chiamano “What if?”, e nel nostro caso la domanda è: Cosa succederebbe se la società moderna dovesse rinunciare ai social network? Partendo da qui, l’autore immagina un imminente futuro, dove l’utilizzo di queste piattaforme viene drasticamente limitato da un decreto legge promulgato dal Parlamento italiano. Sullo sfondo di questo scenario liberticida, il giornalista e blogger Giacomo Brini si trova coinvolto suo malgrado nel delitto di un fotografo. Oltre a questo, ci saranno altre morti misteriose che intricheranno ulteriormente la trama, pagina dopo pagina. «E’ un giallo classico» precisa Marco, «dove si deve capire chi ha compiuto il delitto iniziale e cosa si nasconde dietro a questa escalation di violenza orchestrata da un mandante misterioso».
Dove è ambientata la storia?
«Il romanzo si svolge in una location non ben definita; è una piccola cittadina come tante ve ne sono nella nostra penisola (potrebbe essere anche un comune della zona come Montale, Quarrata o San Marcello). La scelta di non collocare geograficamente in modo univoco la trama, mi ha consentito di non rischiare di incappare in imprecisioni sgradevoli per i lettori più attenti».
Lo spunto per il romanzo, come ci rivela l’autore, è arrivato qualche anno fa sulla spiaggia, notando che le persone vicine d’ombrellone, anziché parlare fra loro, stavano a capo chino sullo smartphone. …Quindi c’è una critica diretta all’alienazione che la tecnologia ha portato nelle nostre vite? C’è un messaggio che vuoi inviare ai lettori?
«Un messaggio implicito ovviamente c’è: come scrivo nella postfazione io non ho niente contro l’uso dei social network, ma credo che un loro “abuso” possa generare molte crepe nel tessuto sociale odierno. Basta leggere certi post per capire che la rete ci ha dato un sacco di grandi possibilità al cui interno si annidano però anche numerosi rischi. Se mi consenti una piccola digressione, mi permetto in tal senso di citare l’Uomo Ragno: “Da grandi poteri derivano grosse responsabilità”».
E tu come te la cavi?
«Rientrando nella fascia degli over 40 io ho sufficiente dimestichezza con il primo nato tra i social network, Facebook. Su Instagram (più adatto dai 30 ai 20 anni a mio parere) mi sono iscritto ma vi pubblico molto raramente, aTik Tok (nato per gli under 20) manco mi ci affaccio. Non sono di quelli che pubblica tutti i giorni qualsiasi cosa, mi piace scrivere quando ho qualcosa da dire. Non mi piace raccontare per immagini, preferisco dare un peso maggiore alle parole. Con la tecnologia me la cavo; non sono un mago dei computer ma lo so usare abbastanza bene, anche per la professione che svolgo giornalmente».
Cosa ne pensano i tuoi cari?
«I miei parenti ed amici (colleghi compresi) hanno accolto con entusiasmo la pubblicazione del mio romanzo. Ho condiviso con loro su Facebook la notizia fin dai tempi in cui avevo trovato la casa editrice disposta a pubblicarlo, poi, passo dopo passo, siamo arrivati al giorno fatidico: il 18 Febbraio. Molti di loro lo hanno già ordinato chiedendomi di vergare sulla loro copia una dedica personalizzata, cosa che ovviamente farò appena possibile. Sono contento ed emozionato per questo tributo di stima nei miei confronti quasi a scatola chiusa».
Marco Venturi è anche un accanito lettore di romanzi e non è un caso che prediliga i generi thriller, horror e la narrativa italiana e straniera, spaziando da Stephen King a Glenn Cooper, da Giorgio Faletti a Donato Carrisi. Ma siccome ha trascorso la sua infanzia a Orsigna, gli chiediamo se, fra i suoi autori preferiti, c’è anche il grande Tiziano Terzani: «Ho letto ovviamente anche i libri di Terzani che ho avuto la fortuna di conoscere quando vivevo ad Orsigna, in quanto era amico di gioventù di mio padre. Una persona straordinaria, anche al di fuori della sua professione, ricco di umanità, umorismo, gentilezza e un’intelligenza che non necessita di mie ulteriore parole per risaltare».
L’autore ci confida che un’idea per un eventuale prossimo romanzo è già presente nella sua mente; un’idea piuttosto concreta diciamo noi, dato che oltre 300 pagine sono già state scritte. «Non mi sento vincolato al genere thriller» aggiunge Marco. «Le idee stanno diventando tante ma bisogna vedere se avrò la voglia e la possibilità di metterle nero su bianco». Intanto cari lettori, iniziate con “Morte alla fine dei social”, che potete acquistare presso tutte le librerie del territorio, oltre che su siti web come Amazon e Mondadoristore. In più a Montale, lo trovate presso la cartolibreria “Grillo parlante”.