di Marco Bagnoli
settembre 2022
Abbiamo incontrato il signor Gianfranco Cherubini, nella vita padre di sei figli e nonno di otto nipoti, ferroviere in pensione. E quando serve, cioè almeno una mattinata al giorno, praticamente per tutto l’anno, Gianfranco è anche colui che si prende cura dell’Orto Nerucci, lo spazio green prospicente appunto la scuola elementare Gherardo Nerucci di Montale. Questo orto prende il via verso il 2002-2003, per iniziativa della maestra Franca Manzoni; l’intento era quello di far vedere ai bambini delle elementari come nasce quello che ci troviamo poi in tavola, mostrando loro la terra, gli attrezzi che la lavorano, e le prime piantine che fanno capolino. Magari provando loro stessi a fare qualche lavoretto, o perlomeno ad assistere ai momenti chiave della coltivazione. Il signor Gianfranco è arrivato addirittura a seminare un fazzoletto di grano, proprio per far vedere da dove vengono il pane e la farina. La maestra Franca Manzoni ci ha lasciati nel 2013, e sono ormai circa quattro anni che il lavoro effettivo sul terreno è passato nelle mani generose del nostro Gianfranco. Era stata la presidente dell’Auser di Montale, Cristina Fattori, a richiedere il suo impegno, essendo lui già membro del gruppo, dopo che coloro che se ne erano fin lì occupati non erano più nelle condizioni di farlo. Oggi è la maestra Federica Lombardi che coordina l’intero progetto; a seconda dell’avvicendarsi delle consuete ore di lezione, le classi dei bambini vengono condotte fuori dell’edificio scolastico quei pochi metri che separano dal cancello dell’orto.
Il progetto si chiama “Orto in condotta”, e sembra che alcuni degli alunni si dimostrino veramente interessati a queste “lezioni verdi”. Qualcuno di essi, infatti, non manca di trasferire l’entusiasmo di queste mattine sul giardino di casa sua, o direttamente nell’orto del nonno di turno. Questi momenti non durano molto, raramente arrivano ai sessanta minuti, ma certo sono un seme, appunto, gettato su una generazione di bambini troppo frettolosamente definiti “nativi digitali”, come se tutto quello che non consuma corrente non dovesse riguardarli. Il signor Gianfranco è pienamente convinto dell’importanza del suo impegno, un impegno totalmente gratuito, sia ben chiaro, che l’estate lo vede varcare il cancello alle sei di mattina, o comunque appena ci si vede. E anche il suo esempio di altruismo dovrebbe essere messo in risalto, nonostante il fatto che, ovviamente, lui non ci tenga affatto.
Quello che gli preme in questo momento è sensibilizzare i genitori dei bambini sulla redistribuzione degli ortaggi coltivati, perché qualcuno deve pur mangiarseli, sennò cosa gli abbiamo coltivati a fare? È cosa gradita un’offerta simbolica per contribuire alle piccole spese del progetto, un progetto che non usa prodotti chimici, se non il rame che va sui pomodori. Intorno a noi abbiamo zucchine, cavoli, bietole, spinaci, finocchi, porri – tutte cose buone, insomma – ci sono pure le piante aromatiche. Che altro dire? È tutto molto bello, i bambini sono generalmente contenti, le piante sono rigogliose, e l’odore della terra è di nuovo qui per ricordarci che esiste ancora qualcosa di solido e concreto da far crescere, forse più importante dei follower e delle visualizzazioni, che di sicuro ci nutre di più e meglio di quel che passa solo per gli occhi. Qualcosa che lega la natura al lavoro delle mani, sotto il cielo aperto – e che oltretutto ti permette di uscire dall’aula scolastica. Un’aula fuori dai muri. E anche questo non è proprio scontato.