Piero Stefani – per 20 anni direttore sportivo della Milleluci

Piero Stefani – per 20 anni direttore sportivo della Milleluci

 

di Marco Bagnoli

marzo 2019

Tenetevi pronti perché oggi facciamo una corsa: ripercorriamo in lungo e in largo la vita e la carriera di Piero Stefani. Diciamo subito però che Piero non ha mai corso in bicicletta – e dire che era compaesano di Gastone Nencini, in quel di Barberino del Mugello dove è nato nel 1947.

Nel ‘57 però è già a Montale con i genitori, e inizia presto ad appassionarsi alle due ruote, seguendo le vicende dei ragazzi che corrono nelle vicinanze. Proprio a quel periodo risale uno dei ricordi più intensi tra quelli legati al mondo del ciclismo, la morte di un ragazzo della sua età, che aveva fatto un incidente dalle parti di Santomato. Poi, come tutti, Piero parte per un’altra tappa obbligata, quella del militare. Ritorna verso il Settanta, appena in tempo per dare sfogo ad un’altra delle sue passioni, anche se non avrà seguito nel tempo, il teatro. Si cimenta infatti nei panni di Francatrippa, nomignolo che un po’ gli resterà addosso, nella messinscena del “Bertoldo a corte” di Massimo Dursi, allestita da quelli del Devil’s club di Montale, un ritrovo dell’epoca. L’intera rappresentazione era composta di soli attori montalesi più o meno improvvisati, tra i quali l’allora tredicenne Claudio Bigagli, assurto poi all’onore della celluloide per “Mediterraneo”, il film Oscar del ‘90 di Gabriele Salvatores.

Ma la passione per il ciclismo continua e infatti ritroviamo Piero pochi anni dopo impiegato ferroviere a Bergamo, che però il sabato scende fino a Massa Carrara per frequentare il corso da direttore sportivo; la sua serietà è dimostrata dal conseguimento del tesserino di lì a poco nel ‘74. Da allora e fino al 1977 Piero si addentra concretamente nel mondo della bicicletta nel ruolo di accompagnatore a San Niccolò ad Agliana. Dal ‘78 passa definitivamente di ruolo come direttore sportivo della Milleluci di Casalguidi, la prestigiosa polisportiva nella quale resterà fino al ‘95, quando per due anni passerà alla Velo club di Seano, per poi tornare immancabilmente alla società di Casalguidi, dove conclude la carriera nel 1999, per sopraggiunti motivi familiari.

In venticinque anni le vittorie sono state tante, almeno una decina di corse vinte all’anno, e anche i trofei non sono pochi… Le soddisfazioni se le sono levate in tanti, corridori e tifosi. Molti di quei ragazzi, che Piero seguiva quasi fossero figli suoi dai tredici ai sedici anni, dopo di che passavano di categoria, sono appunto passati, veloci sulle loro bici, ma qualcuno di loro è rimasto, se non proprio nella storia del ciclismo, per lo meno nella memoria e nel cuore di Piero; ragazzi come Maximillian Sciadri, Riccardo Biagini o Sergino Bertocci. Qualcuno è passato professionista, molti, ancor oggi, sono poi tornati sul sellino come semplici cicloamatori. In tanti, che oggi hanno famiglia e fanno tutt’altro nella vita, capita che incontrino Piero e lo salutino. Negli ultimi vent’anni Piero ha continuato a seguire il ciclismo, ovvio, più in televisione che assistendo alle gare sul posto, ma la passione c’è sempre.

Nel frattempo è andato in pensione, dopo i tanti anni da impiegato presso la Procura della Repubblica di Pistoia, il lavoro perfetto per poter dedicare tutto il tempo libero disponibile ai suoi ragazzi. Per loro sperimentava nuove abitudini alimentari, nuove super colazioni, in un’epoca nelle quali gli ultimi ritrovati nel campo degli integratori erano ancora di là da venire. Su molti dei suoi tesserini c’è stampato “il doping non vince mai” – e possiamo star sicuri che al massimo Piero raccomandava le prugne cotte… Anche quelle sono servite e chissà che non ci farebbero ripartire di slancio…

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