Pigliamosche e Averla piccola ci segnalano un territorio inquinato

Pigliamosche e Averla piccola ci segnalano un territorio inquinato

Articolo e foto: Giordano Tognarelli

dicembre 2018

Il Pigliamosche e l’Averla piccola, che un tempo popolavano numerosi le campagne aperte e coltivate della piana come molte altre (una quarantina prevalentemente insettivore) sono in grave crisi dal punto di vista della sopravvivenza. Sono specie migratorie, non cacciabili, perché arrivano a fine marzo e partono a inizio settembre, in un periodo in cui la caccia non è consentita. È certo quindi che la causa della loro notevole diminuzione è solo ed esclusivamente un problema ambientale. Oltre alle polveri di vario genere provenienti da scarichi di veicoli e attività industriali, quel che resta del terreno agricolo della piana è totalmente inquinato da prodotti usati nelle attività agricole e florovivaistiche.Esploro con attenzione il territorio e mi rendo conto che molte, troppe, forme di vita non esistono più. Il Pigliamosche e l’Averla piccola si nutrono quasi esclusivamente di una serie di insetti che una volta erano numerosi e che adesso sono difficilmente avvistabili in zone dove esistono le attività agricole e florovivaistiche. Per questo ho incontrato sia il Pigliamosche che l’Averla non in aree di campagna ma in spazi/giardini di zone altamente antropizzate. Il Pigliamosche era all’interno della scuola materna di Montale, e l’Averla nei pressi del parco Pertini di Agliana. Hanno addirittura nidificato in loco. Il motivo è semplice: quei contesti urbani non sono oggetto di spargimento pesticidi e diserbanti per cui la presenza degli insetti è sicura e sufficiente. L’atrazina e i suoi metaboliti, sebbene sia revocata da 25 anni, è stata una delle principali cause del declino degli insettivori. Non è da escludere che ancor oggi siano i vari pesticidi ed erbicidi (anche se consentiti) a rendere il terreno sterile. Basta osservare con attenzione: il terreno è arido/bruciato in qualsiasi stagione dell’anno, dunque la forma di vita a terra è pressoché nulla.Qualcuno potrà dire: ma cosa vuoi che sia se non ci sono più i Pigliamosche e le Averle! La risposta è semplice: sono il segnale che viviamo in un contesto malato, e questo deve farci riflettere, perché ci viviamo molto vicino e non nel bel mezzo. Non saprei indicare la soluzione, ho solo portato alla luce ciò che ho constatato e ritengo che la politica e le istituzioni preposte, come Asl e Arpat, devono tutelare la vita del territorio, compreso gli esseri che lo popolano. Va anche considerata la questione economica, anche se si tratta di un problema secondario rispetto a quello ambientale. I costi elevati a cui il servizio sanitario deve far fronte, superano di gran lunga i guadagni che certe pratiche sbrigative permettono di ottenere. Chiediamoci se sia giusto continuare su questa strada oppure iniziare a cambiare il modo di fare agricoltura, rendendola compatibile con la difesa dell’ambiente e della salute.

 

 

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