Roberto Novellini

Roberto Novellini

di Giacomo Bini

settembre 2020

Roberto Novellini ha lasciato, per raggiunti limiti di età ma non senza un po’ di nostalgia, la Tennistica Montalese, dove per vent’anni ha svolto attività di segreteria, raccogliendo iscrizioni e prenotazioni dei corsi e dei campi e contribuendo alla vita organizzativa di una delle associazioni sportive più importanti del paese. L’intenzione con cui Roberto ci accoglie nella sua casa di via Verdi, è rivolgere un saluto e un ringraziamento, anche attraverso Noidiqua, ai dirigenti, ai maestri e soprattutto ai tanti bambini e ragazzi, di tante generazioni, che ha visto crescere e divertirsi sui campi della Tennistica. «Mi è sempre piaciuto stare a contatto con i bambini e i ragazzi», dice Roberto, «e ne ho visti passare davvero tantissimi, sia nei corsi ordinari che nei centri estivi. Mi ricordo che una volta ne mettemmo a tavola quasi mille tutti in  una volta».  

Via via che la conversazione va avanti, dalla memoria di Roberto, che ha compiuto 81 anni, emergono affascinanti frammenti del passato di Montale ed in particolare di come veniva vissuto e praticato lo sport, quando non c’erano gli impianti e la passione dei giovani doveva affidarsi a mezzi di fortuna. «Si giocava a tennis nella strada», racconta Roberto, «con delle palette di legno, poi cominciammo a comprare le racchette e si iniziò ad andare a giocare nell’unico campo da tennis esistente, quello di proprietà dell’imprenditore Lisimaco Innocenti, che si trovava sul Belvedere. Le imprese dei grandi tennisti a cui ora si assiste in televisione, si seguivano alla radio, dove trasmettevano le cronache della Coppa Davis con le partite di Sirola e Pietrangeli. Mi capitò anche di vederlo, il grande Pietrangeli, quando ero militare alla Scuola di Guerra Aerea alle Cascine dove lui venne dopo l’incontro di tennis dell’Italia con l’Unione Sovietica. L’ho incontrato di nuovo Pietrangeli quando accompagnai i ragazzi della Tennistica Montalese agli Internazionali d’italia e lui si ricordava la partita e il risultato 5 a 0 per l’Italia». Il gioco più praticato per i ragazzi montalesi era però il calcio. «Si faceva il pallone con una camera d’aria aggomitolata e legata con lo spago», rievoca Roberto,  «e si giocava sotto le logge della Chiesa. La grande svolta fu la creazione del campo parrocchiale, ora intitolato a Paolo Perugi,  quando c’era il parroco Giovanni Mati. Mi ricordo l’impegno per ripulire e spianare il terreno dietro la chiesa finché finalmente non arrivò una ruspa a fare il lavoro. Con quel campo le nostre possibilità di divertimento si ampliarono moltissimo»

Ma l’emozione sportiva più grande che Roberto Novellini ricorda è quando nella bottega del Cochino, lo storico albergo-trattoria-alimentari del centro di Montale, vide entrare nientemeno che il campionissimo Fausto Coppi. «Fu un’impressione grandissima», ricorda Roberto, «entrò insieme al suo amico Aldo Bini, anch’egli un ciclista di grande valore, che in quel periodo abitava a Montale. Coppi alloggiò presso il suo amico e collega una settimana, anche per recuperare di un infortunio che aveva subito qualche tempo prima. Io ero nella bottega, che era di mio nonno; vidi prima entrare Aldo Bini e poi, dopo di lui, Fausto Coppi, che sembrava davvero un airone. Avrò avuto 10 o 11 anni e non lo dimenticherò mai. E pensare che a Montale eravamo tutti “Bartaliani” convinti, ma quando mi si presentò davanti il campionissimo in carne ed ossa, restai estasiato.  Ci ho pensato spesso a quel momento per me straordinario quando, ogni giorno, andavo alla Tennistica Montalese che si trova proprio in via Fausto Coppi».

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