di David Colzi. Foto: Gabriele Bellini.
marzo 2016
La storia sportiva di Samuele Spampani è interessante sotto tutti i punti di vista, perché ci racconta di ascese e cadute, del coraggio di rimettersi in gioco e di traguardi raggiunti; in pratica è fatta di tutto ciò che di nobile c’è nello sport.
Classe 1984, Samuele ha incontrato il tennis a 4 anni, grazie a nonno Rino che faceva il giardiniere al Circolo della Tennistica Montalese, e grazie a babbo Gianfranco, che già praticava questo sport. «All’età di 5 anni, presi in mano la racchetta per la prima volta» precisa Spampani. Da allora la passione per il tennis fu totale e Samuele, grazie a un prodigioso talento, iniziò a farsi strada arrivando ad essere fra i primi 15 giocatori in Italia, nelle categorie under 12/14/16, oltre a essere campione toscano a squadre sempre nelle stesse categorie e campione toscano di singolo under 12/14. Chi sono stati i tuoi maestri? «Stefano Pagliai, diventato quasi un fratello maggiore, e Massimo Moschini, che è stato per me come un secondo padre; entrambi dell’A.T. Montalese». Visti tutti questi traguardi, il professionismo sembrava davvero dietro l’angolo, ma come ci dice lui, gli mancava la «mentalità giusta», in quanto il tennis era principalmente divertimento. Così a 17 anni arrivò la crisi, ovvero un periodo di «buio cosmico»; per 12 mesi cessò completamente l’attività sportiva e si dedicò ad altro, lavorando come cameriere in un noto ristorante di Montemurlo, proprio con l’intento di staccare la spina dal tennis. A Montemurlo però incontrò Nicola Pagliai, fratello di Stefano, all’epoca presidente A.T. Montalese, che contribuì a riavvicinarlo alla racchetta. Così l’anno dopo ricominciò ad allenarsi e da allora non si è più fermato.
La più bella vittoria della tua carriera? «In verità ricordo con piacere una sconfitta!» dice sorridendo Samuele «Mi trovavo a Rovereto a disputare un torneo internazionale nel ‘98 e fronteggiai un giocatore diventato poi un grande campione, Andreas Seppi. Fu una partita lottatissima e alla fine persi anche se avevo dominato per tutto il tempo. Da allora io e Andreas siamo diventati buoni amici».
All’età di vent’anni Samuele ha iniziato anche ad occuparsi di insegnamento per A.T. Montalese, specializzandosi nel tempo con corsi prestigiosi, divenendo Maestro nazionale Uisp e Coach internazionale della GPTCA (Global Professional Tennis Coach Association); in più è Responsabile delle politiche giovanili nella Lega Tennis Nazionale UISP. Attualmente Samuele lavora in pianta stabile all’A.T. Montalese, e si occupa di allievi a tutti i livelli, dai più piccoli agli adulti; l’associazione sportiva infatti vanta 110 bambini iscritti (dai 5 anni in poi) e 70 corsisti adulti. Da sottolineare che grazie a Samuele, all’interno della struttura si è allenato per due anni Claudio Grassi, tennista professionista di Massa Carrara, che si era affidato a Spampani per gli allenamenti, nonostante fra i due ci fosse solo un anno di differenza. «Grazie a lui e grazie alla struttura che gli avevamo creato attorno qui a Montale per farlo giocare al meglio, ho avuto la possibilità di girare il mondo nei vari tornei, e Grassi ha ottenuto ottimi risultati» ricorda Samuele. Tu che hai vissuto così intensamente questo sport, come ti comporti quando individui tra gli allievi, un giovane “di belle speranze”? «Oltre all’insegnamento cerco sempre di parlarci molto come farebbe un fratello maggiore, raccontandogli anche la mia esperienza nel tennis. In pratica tento di aiutare i talenti a sbocciare, senza però rovinare i ragazzi ossessionandoli, perché oltre allo sport c’è tutta una vita da vivere. Alla fine se uno è bravo, la sua strada la trova da sé». E tu che bilancio fai della tua carriera? «Sono molto contento di quello che ho fatto e non rimpiango nulla, neanche quello a cui ho rinunciato. Mi sento realizzato come insegnante e voglio continuare su questa strada, specializzandomi sempre più».