di Giacomo Bini
agosto 2011
Per incontrare Sandro Paesano non c’è bisogno di cercarlo al cellulare. Basta andare al campo parrocchiale, tra i ragazzi della “Polisportiva ’90”, la società di calcio giovanile di cui è responsabile da tre anni. E’ quello il suo mondo: un prato verde ben rasato e centinaia di giovani da formare tecnicamente e umanamente. In molti ancora lo ricordano quando indossava la maglia della Pistoiese e tutti ormai lo conoscono come maestro di calcio, uno a cui piace seminare l’amore per lo sport. Lo troviamo in ufficio mentre parla al telefono del tesseramento di un ragazzo nuovo, ma per l’intervista usciamo fuori, a bordo campo, con lo sguardo che si perde sul rettangolo di gioco. La prima domanda è sul suo legame con Montale. <<Ormai è come se fossi nato qui>> dice <<vi ho passato gran parte della mia vita, dal 1974 ad oggi. Mi legano a questo paese non solo gli affetti familiari, ma tantissime amicizie. Ho sempre pensato di concludere qui la mia carriera come giocatore e come allenatore; per questo sono contento di avere accettato il ruolo offertomi dalla “Polisportiva ’90”. Eppoi Montale è un posto calcisticamente molto vivo, pieno di competenza e di passione>>. Nel 1974 Paesano giocava nella Pistoiese e ancora molti ricordano il suo sinistro vellutato, da cui partivano assist e cross da fare invidia ai campioni più acclamati.
Come è arrivato in maglia arancione?
<<Sono nato a Napoli e mi sono formato nelle giovanili del Sorrento. A sedici anni ho esordito in prima squadra, in serie C e ho giocato 28 partite. Dopo dovevo andare alla Roma, era tutto pronto, quando mi sono fratturato la tibia e il perone e il trasferimento è sfumato. La Pistoiese allora mi prese infortunato, con una gamba rotta, perché era guidata da Bruno Bolchi, l’allenatore che avevo avuto al Sorrento. A Pistoia, dove ho giocato quattro campionati, compreso quello della promozione in B, sono ritornato quello di prima e stavo già concludendo trattative con il Perugia e con l’Inter quando un incidente e il successivo distacco della retina mi hanno bloccato nuovamente e si è conclusa la parabola ascendente>>. Dopo altri anni di onorata carriera da calciatore, conclusasi con la maglia del Montale, Paesano ha scoperto la vocazione di maestro di calcio.
Come è nato il Paesano formatore di giovani?
<<Ho iniziato a fare l’allenatore partendo dal basso, dalla seconda categoria, sono salito ai Nazionali Dilettanti ed ho vinto quattro campionati col Grassina e col Quarrata. Poi mi sono dedicato ai settori giovanili, in particolare alla Pistoiese, perché con i giovani ci sono più soddisfazioni. Quando succede, come mi è accaduto recentemente, che un ragazzo che consideravi ormai perduto, lo vedi riprendersi ed andare a giocare negli Juniores Nazionali è meglio che vincere dieci campionati. Una delle emozioni più forti della mia vita è stato l’accesso alle finali Nazionali Juniores col Montale ed è stato atroce perdere ai rigori, anche perché volevo regalare una soddisfazione al presidente Alberto Fedi, che la meritava>>. Da quando è arrivato Paesano la “Polisportiva ’90” sta crescendo enormemente come iscritti, giunti ormai a 210 tesserati e anche come qualità organizzativa, basti pensare all’affiliazione con la Roma e al torneo internazionale che ha visto partecipare squadre come lo Shaktar e la nazionale dell’Azerbayan. <<Ma attenzione ad affermare che tutto questo dipende da una persona>> avverte con modestia Sandro <<un torneo come quello che abbiamo fatto non si organizza se non c’è una società forte e con tante persone disposte ad impegnarsi seriamente>>.
Ed ora qual è il sogno nel cassetto di Sandro Paesano?
<<Mi piacerebbe che un giovane della “Polisportiva ’90”, uno cresciuto qui da noi, magari uno solo, un giorno andasse a giocare nella Roma>>. Già come stava per far quel ragazzino che incantava tutti con le magie del suo sinistro nelle file del Sorrento.