di Marco Bagnoli. Foto: bellinigabriele.it
La costruzione di questa piccola chiesa risale al XI secolo; si ritiene infatti che proprio a lei ci si riferisca nelle carte per le decime annotate il 6 aprile del 1279, dove una “Ecclesia Sanctae Christinae” figura negli elenchi. Un ulteriore indizio, ben più solido, è incorporato nella pietre e nelle proporzioni delle sue pareti, e torna a confermare la nostra supposizione: è il “piede di Liutprando”, una unità di misura corrispondente a circa cinquanta centimetri, in uso nel territorio di Pistoia nel corso del XII secolo e oltre. Tuttavia, l’unità di misura che andrà a soppiantarlo a partire dal 1282, il cosiddetto “braccio a panno”, è ugualmente compatibile, con una discreta approssimazione all’edificio, essendo superiore alla prima di poco più di una decina di centimetri.
La presenza di un affresco del trecento non ci serve per risalire ad un epoca meglio definita. Il motivo di questa mancanza di informazioni è con tutta probabilità da ricondurre al fatto che la chiesa non fu edificata con funzioni parrocchiali, bensì private, dal momento che era verosimilmente ricompresa nella proprietà degli Alberti, i conti di Vernio. È il 1332 quando il fiorentino Piero di Gualterotto Bardi acquista la tenuta per diecimila fiorini d’oro, dando così inizio al ramo dei Bardi di Vernio; questa però è un’altra storia. La proprietà della chiesa, da parte della nobile famiglia, non costituì comunque un impedimento alle consuete visite che il vescovo effettuava nel territorio a lui facente capo, tutt’altro: a cavallo tra la prima e la seconda metà del Cinquecento, le annotazioni che testimoniano la presenza del vescovo Antonio Pucci, e poi quella di Pier Francesco da Galliano e Lattanzio Lattanzi, definiscono variamente questa chiesa: prima come semplice “Oratorium”, quindi “Ecclesia Sanctae Cristiane de Montale”, e infine una più completa “Oratorio di Santa Cristina unito alla Chiesa di Montale”.
Tra il Seicento e il Settecento, Santa Cristina non è inserita nella pianta della diocesi di Pistoia, forse perché temporaneamente chiusa al culto; visse invece un momento di grande importanza allorquando l’arcivescovo di Firenze, Francesco Gaetano Incontri, riconobbe l’autenticità della reliquia in essa custodita, “Particulam ex ossibus Sanctae Cristinae V. et M.”, vergine e martire. Gli elenchi del catasto granducale del 1793 riportano la dicitura “Oratorio di Santa Cristina con cimitero” e testimoniano quindi l’esistenza di un contatto tra questa chiesa e il territorio, dato che, per quanto privata, era comunque dipendente dalla Pieve di San Giovanni Evangelista di Montale.
Sullo scorcio del secolo, è proprio il pievano di Montale a decidere gli interventi di restauro, che interessano la decorazione pittorica e la chiusura della monofora nell’abside e l’apertura della finestra rettangolare sulla facciata; l’affresco ritrae la “Madonna col Bambino e santi”, tra i quali la stessa Cristina, venerata nella zona il 10 di maggio ed invocata come protettrice dalle bufere.